Nel frattempo l'Onu chiede "corridoi umanitari" per evacuare i più vulnerabili

Violenti combattimenti nella periferia di Tripoli. Dubbi e sospetti tra Roma e Parigi. La Libia rimane incandescente, tanto che l'esecutivo, dopo un vertice a Palazzo Chigi, ha deciso di tenere aperto un 'gabinetto di crisi' per seguire in tempo reale l'evolversi della situazione, sino alla fine dell'emergenza. Fino a quando, cioé, saranno chiare le sorti dell'avanzata verso Tripoli del generale Haftar. Intanto, si infuoca il dibattito sul ruolo della Francia. Secondo una ricostruzione del quotidiano Repubblica, emissari dell'uomo forte della Cirenaica si sarebbero recati a Parigi ben quattro giorni prima di aver parlato con il capo dell'esecutivo a Roma. Non è chiaro cosa sia stato detto nei colloqui, ma la data di quello in Francia (il 4 aprile) coincide con l'inizio delle ostilità sul terreno. C'è quindi la possibilità che Haftar, tramite suo figlio ed altri emissari, abbia anticipato a Parigi l'intenzione di prendere il controllo di Tripoli, con l'obiettivo di diventare il dominatore dell'intero Paese africano. Indiscrezioni simili non aiutano a mantenere un clima di collaborazione con l'Italia perché la Francia, da sempre interessata alle risorse nordafricane, è molto vicina ad Haftar, più di quanto lo sia lo Stivale.

Nel frattempo l'Onu ha emesso un "appello urgente" per il "rilascio immediato ed evacuazione" di rifugiati e migranti in stato di detenzione in Libia, che ora si trovano al centro dell'area dei combattimenti, chiedendo "corridoi umanitari" per evacuare i più vulnerabili. "Più di 1.500 rifugiati e migranti saranno intrappolati nei centri di detenzione intorno ai quali infuriano le ostilità", ha dichiarato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). "I rischi per le loro vite aumentano di ora in ora, è urgente proteggerli, è una questione di vita o di morte", ha detto il capo dell'Unhcr, Filippo Grandi. "Alla luce del drammatico peggioramento della situazione della sicurezza nella capitale libica", l'Unhcr "chiede con urgenza l'immediata liberazione" di questi rifugiati e migranti che si trovano in luoghi di detenzione, molti dei quali sono nelle aree in cui i combattimenti continuano".

L'organizzazione invita "la comunità internazionale a sostenere con tutte le parti in conflitto il rispetto degli obblighi legali internazionali e le misure di supporto per porre fine alla detenzione, fornendo al tempo stesso soluzioni a coloro che sono detenuti in Libia, tra cui corridoi umanitari per evacuare i più vulnerabili dal Paese". Il maresciallo Khalifa Haftar, l'uomo forte della Libia orientale, ha lanciato un'offensiva il 4 aprile per impadronirsi di Tripoli, sede del governo di unità nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj e riconosciuto dal comunità internazionale. Con il suo esercito, Haftar spera di estendere il suo dominio sulla parte occidentale del Paese, di cui già controllo l'Est e il Sud.

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