Kirk Woodma lavorava per la società mineraria ed era stato preso martedì da un gruppo armato che era poi fuggito proprio in direzione del Niger. Nel Paese, a metà dicembre, sono scomparsi anche il 30enne veneto Luca Tacchetto e la sua amica canadese Edith Blais
È del cittadino canadese rapito martedì sera in Burkina Faso il corpo senza vita che è stato ritrovato mercoledì sera con segni di ferite d'arma da fuoco. Lo riportano i media canadesi, citando un portavoce del ministero della Sicurezza del Burkina Faso.
Kirk Woodman, questo il nome dell'uomo, lavorava per la società mineraria canadese Progress Minerals ed era stato rapito martedì sera nel sito di Tiabangou, vicino alla frontiera con il Niger, da un gruppo armato che era poi fuggito proprio in direzione del Niger. Il cadavere è stato trovato mercoledì sera a Siega, nella provincia di Soum, nel nord del Paese, non lontano dal Niger, teatro di frequenti attacchi jihadisti e di rapimenti di cittadini stranieri.
"Il corpo è stato scoperto da alcuni residenti, che hanno allertato le forze dell'ordine", ha spiegato una fonte della sicurezza ad Afp, aggiungendo che una prima analisi è stata effettuata a Gorom-Gorom, prima del trasferimento nell'obitorio dell'ospedale di Dori. "Non c'era nessun documento di identificazione né nessun cellulare che consentissero l'identificazione sul posto", ha aggiunto la fonte.
Un italiano e la compagna canadese, il 30enne veneto Luca Tacchetto e la 34enne Edith Blais della zona di Montreal, sono scomparsi in Burkina Faso a metà dicembre, durante un viaggio da Bobo-Dioulasso a Ouagadougou. Nell'ultimo messaggio vocale di 48 secondi arrivato agli amici, Tacchetto parlava dell'intenzione di non andare direttamente dal Burkina Faso al Togo, ma di procurarsi un visto per poi fare un giro più lungo attraverso Costa D'Avorio e Benin e tornare solo dopo in Burkina.
L'elenco di sequestri, si diceva, è piuttosto lungo e con esiti spesso diversi. Secondo un conteggio di AFP, sono otto gli stranieri rapiti nel Paese negli ultimi quattro anni. A settembre del 2018 un indiano e un sudafricano che lavoravano nel settore minerario erano stati rapiti nella miniera d'oro di Inata, nel nordovest del Paese. A gennaio del 2016 una coppia australiana fu sequestrata a Djibo: si trattava del dottor Kenneth Elliot, che dirigeva una clinica da diversi anni, e della moglie Jocelyn; lui fu liberato dopo un anno, mentre la moglie resta prigioniera. Un romeno, Iulian Ghergut, che lavorava per l'enorme miniera di manganese di Tambao, nel nord, è ancora in mano ai jihadisti da quando è stato rapito ad aprile del 2015.
l Burkina Faso si trova nel cuore della vasta regione del Sahel, che sta lottando contro una sanguinosa insorgenza islamista. I raid dei jihadisti sono cominciati nel nord del Burkina Faso nel 2015 prima di diffondersi nell'est del Paese, vicino al confine con Togo e Benin. La maggior parte degli attacchi sono stati attribuiti ad Ansarul Islam e al Gruppo per sostenere islam e musulmani (Jnim). Sono attivi in Burkina Faso anche gruppi più piccoli, con un numero complessivo di combattenti stimato nell'ordine delle centinaia, secondo fonti di sicurezza. Si ritiene che dal 2015 i gruppi siano stati responsabili di oltre 270 morti. Ouagadougou ha subìto tre attacchi, con circa 60 morti.
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