La Federal Reserve rivendica la sua totale autonomia e decide, in base ai dati in suo possesso di aumentare, i tassi nonostante le critiche presidenziali
La politica "non gioca alcun ruolo" nelle decisioni monetarie dalla Fed. Le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, suonano come una sfida a Donald Trump. La Fed 'disobbedisce' al presidente e alza i tassi di interesse di un quarto di punto, dal 2,25% al 2,50%. La banca centrale ha annunciato di aver rivisto le previsioni di crescita e inflazione per il 2018 e il 2019 negli Stati Uniti, e si attende ora un aumento del Pil del 3% quest'anno e del 2,3% l'anno prossimo, contro rispettivamente il 3,1% e il 2,5% delle precedenti proiezioni. L'inflazione cala all'1,9% per il 2018 così come per il 2019, contro il 2,1% e il 2% delle ultime stime.
La Fed avverte che i rialzi continueranno nel 2019, ma a un ritmo inferiore: le strette potrebbero essere due e non tre come previsto finora. Nella dichiarazione finale diffusa dopo due giorni di riunione, si legge che il Comitato di politica monetaria "giudica che alcuni ulteriori rialzi graduali saranno coerenti con l'espansione sostenuta dell'attività economica, le forti condizioni del mercato del lavoro e l'inflazione vicino all'obiettivo del 2%". L'inflazione moderata negli Stati Uniti "consente di essere pazienti sui rialzi dei tassi", ha chiarito Powell. Wall Street ha accusato forti perdite in seguito all'intervento della Fed. Dopo un primo rallentamento, gli indici sono andati a picco nel corso della conferenza stampa del numero uno della Fed. Il Dow Jones ha chiuso cedendo l'1,48% a 23.322,88 punti. E il Nasdaq ha perso il 2,17% a 6.636,83 punti.
In sostanza, la Fed, considerati tutta una serie di indicatori (reddito delle famiglie e da lavoro in crescita, bassa disoccupazione, crescita complessiva dell'economia) ha valutato che "i rischi per le prospettive dell'economia siano abbastanza bilanciati" e, dopo aver preso in considerazione i fattori di incertezza a livello mondiale come la Brexit e la tensione tra Italia e Ue, ha deciso che l'aumento dei tassi era la cosa migliore da fare. Powell si è preso le sue responsabilità e, nonostante i tweet del presidente che l'ha messo in quel posto, ha deciso nella massima autonomia.
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