La Camera democratica potrà spaccare l'agenda del tycoon. Ma l'onda blu non c'è stata
I risultati delle elezioni di Midterm sono al tempo stesso una notizia buona e una cattiva tanto per Donald Trump quanto per i Dem. La Camera degli Stati Uniti passa ai democratici; il Senato resta invece ai repubblicani, che estendono la loro finora risicata maggioranza.
Dal punto di vista del tycoon, da gennaio del 2019 dovrà fare i conti con un'anatra zoppa, cioè con un Congresso spaccato in cui la Camera democratica potrà ostacolare la sua agenda. Ma al tempo stesso la cosiddetta 'onda blu' è stata evitata e, in vista delle presidenziali del 2020, il consolidamento della maggioranza al Senato dimostra che Trump può ancora vincere infiammando la base. Non solo: la maggioranza più comoda al Senato consentirà all'inquilino della Casa Bianca un'approvazione più facile delle sue nomine per posti chiave, per esempio nel caso in cui decidesse di sostituire il ministro della Giustizia Jeff Sessions in relazione al Russiagate.
Quanto al punto di vista dei democratici, vero è che la sperata onda blu non c'è stata, ma avere soffiato al Gop il controllo della Camera significa che assumeranno la guida delle commissioni parlamentari e potranno lanciare inchieste sull'amministrazione Trump; oltre al fatto che potranno ostacolare i piani della Casa Bianca, compreso per esempio il muro al confine con il Messico, e potranno chiedere le dichiarazioni dei redditi del tycoon. Al timone della commissione intelligence della Camera, che ha guidato l'inchiesta della Camera stessa sul Russiagate, ci sarà Adam Schiff, rivale di Trump, che ha promesso di indagare in modo approfondito sui finanziamenti stranieri del presidente. È vero che i Dem vedranno magari bloccare le loro iniziative dal Senato, ma con un occhio al 2020 avranno la possibilità di mostrare cosa vorrebbero fare se avessero il controllo dell'intero Congresso.
C'è poi la questione dell'impeachment. Per avviare l'iter della messa in stato d'accusa di un presidente serve la maggioranza semplice della Camera, purché – secondo la Costituzione americana – questi abbia commesso tradimento, corruzione o un altro reato grave. Certo, i passaggi successivi prevedono un processo al presidente celebrato di fronte al Senato, dove serve che due terzi dei senatori votino a favore della condanna; ma intanto alla Camera i democratici hanno la maggioranza che prima non avevano e, se il superprocuratore per il Russiagate Robert Mueller dovesse presentare una documentazione con informazioni compromettenti, l'iter in teoria potrebbe cominciare.
In vista del 2020, insomma, la partita è tutta da giocare e le variabili sono tante. La Bbc, intanto, ricorda che sia Bill Clinton che Barack Obama persero il controllo della Camera durante il loro primo mandato, ma vennero poi comunque rieletti.
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