Cinquanta i voti a favore, 48 i contrari. Proteste al Campidoglio

Alla fine sulla Corte suprema Donald Trump ha vinto. Brett Kavanaugh, il giudice da lui scelto per la Corte suprema, è stato confermato per questo ruolo dal Senato degli Stati Uniti. Con 50 voti a favore e 48 contrari, l'aula ha dato il via libera alla nomina, fra le proteste. Lo ha fatto nonostante le accuse di tentato stupro e abusi sessuali avanzate contro Kavanaugh da tre donne e nonostante la toccante testimonianza in Senato di una di loro, la docente universitaria Christine Blasey Ford, che ha scosso l'America raccontando di quella sera del 1982 in cui sostiene di avere subìto un'aggressione sessuale da Kavanaugh durante una festa di liceali vicino Washington.

"Shame", cioè "vergogna", è l'urlo risuonato nell'aula del Senato. Le operazioni di voto, presiedute dal vice presidente Usa Mike Pence, sono state interrotte più volte da contestatori che si trovavano nella galleria, alcuni dei quali sono stati allontanati. Intanto fuori dal Campidoglio oltre mille manifestanti protestavano contro Kavanaugh.

"Lodo il Senato Usa e mi congratulo per la conferma del nostro GRANDE NOMINATO, il giudice Brett Kavanaugh, alla Corte suprema degli Stati Uniti. Oggi stesso firmerò la nomina e lui giurerà ufficialmente", ha commentato Trump su Twitter. Per lui si tratta di una grande vittoria, a un mese esatto dalle elezioni di midterm del 6 novembre: Kavanaugh farà pendere decisamente a destra l'orientamento della Corte suprema, composta da nove giudici, ed è il secondo membro nominato dal tycoon dopo Neil Gorsuch. In questo modo attualmente i repubblicani di Trump hanno il controllo tanto del Senato, quanto della Camera, quanto del più alto organo giudiziario del Paese.

Resta da capire che impatto che la vicenda avrà sulle elezioni di medio termine: il dibattito intorno alla nomina di Kavanaugh, infatti, ha portato a una polarizzazione politica con proteste di piazza molto partecipate, soprattutto di donne indignate per il fatto che venissero ignorate le denunce di molestie relative al passato del giudice. A seguito della testimonianza di Blasey Ford in Senato è stata avviata un'indagine dell'Fbi, che ha ritardato il voto dell'aula: molti senatori si sono ritenuti soddisfatti dall'indagine, mentre gli avvocati di Ford l'hanno ritenuta insufficiente, sottolineando che non sono stati ascoltati né Ford né Kavanaugh.

Il via libera con 50 voti contro 48, quindi con soli due punti di scarto, rende quello di Kavanaugh il voto di conferma per la Corte suprema con il margine più basso dal 1881, quando Stanley Matthews, scelto dell'allora presidente James Garfield, passò con 24 voti contro 23. In Senato i repubblicani hanno una stretta maggioranza di 51 contro 49, e fino all'ultimo il destino di Kavanaugh è stato appeso ad alcuni senatori indecisi.

Alla fine, il voto è avvenuto per lo più in base agli orientamenti di partito, con sole due eccezioni: la senatrice repubblicana Lisa Murkowski si è schierata per il no a Kavanaugh ritenendolo inadatto a ricoprire il ruolo (anche se alla fine si è astenuta per riequilibrare il conteggio finale vista l'assenza di un collega repubblicano per partecipare al matrimonio della figlia); mentre al contrario il senatore democratico Joe Manchin ha votato sì alla nomina. Su di lui pesavano forti pressioni politiche, visto che corre per la rielezione a novembre in West Virginia, Stato in cui Trump nel 2016 ha vinto con ampio margine.

A far pendere la bilancia dalla parte del giudice, dunque, il fatto che si siano schierati a suo favore alcuni indecisi: la senatrice repubblicana Susan Collins e il senatore repubblicano Jeff Flake; nonché appunto il democratico Joe Manchin.

La nomina di Kavanaugh come sostituto del giudice Anthony Kennedy, andato in pensione, è stata controversa fin dall'inizio. Ma l'attenzione inizialmente era concentrata soltanto sulle opinioni molto conservatrici del 53enne, come per esempio la contrarietà all'aborto. I veri dubbi sulle sue possibilità di arrivare alla Corte suprema, però, sono arrivati la scorsa settimana, con la testimonianza in Senato di Blasey Ford e le rivelazioni sul passato del giudice.
 

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