Emergenza 'spycam' nel Paese: nel mirino migliaia di donne riprese in segreto in toilette, motel e altri luoghi pubblici
Decine di migliaia di donne sudcoreane scenderanno in piazza sabato per una protesta di massa contro la pornografia filmata in segreto, un fenomeno diffuso nel paese asiatico che ha suscitato un'ondata di rabbia e indignazione. Bersaglio delle proteste, cresciute in modo esponenziale dopo la diffusione del movimento globale #metoo, sono i cosiddetti video 'molka' o 'spycam'. Riprese fatte di nascosto a donne in luoghi pubblici come scuole, uffici, treni, servizi igienici e spogliatoi e che sono così diffuse da fare notizia su giornali quasi ogni giorno. "Entrare in un bagno pubblico è un'esperienza snervante di questi tempi", ha detto Claire Lee, una delle partecipanti alle manifestazioni, spiegando di dover sempre controllare la stanza per essere certa che non ci siano obiettivi o "buchi sospetti".
Le statistiche sono sorprendenti, con il numero di crimini con spycam segnalati alla polizia in aumento da circa 1.100 nel 2010 a più di 6.500 l'anno scorso. Tra gli autori dei video denunciati compaiono persone insospettabili come insegnanti, medici, funzionari governativi, agenti di polizia e persino un giudice. In alcuni casi, i fidanzati o i parenti delle vittime erano responsabili dei filmati. Un uomo di 43 anni è stato arrestato il mese scorso per aver filmato segretamente gli occupanti di un motel di Seoul per quattro anni, installando obiettivi ultra-mini all'interno dei televisori e di altre apparecchiature. Un controllo della polizia ha scoperto più di 20mila video spycam in casa sua. A giugno un uomo di 34 anni è stato arrestato per aver filmato donne all'interno di bagni e venduto migliaia di video online. Stanche di vivere nella paura, le donne sudcoreane hanno deciso di combattere. Più di 55.000 persone hanno partecipato alle proteste un mese fa a Seul, secondo gli organizzatori. "La rabbia repressa tra le donne ha finalmente raggiunto un punto di ebollizione", ha detto una delle organizzatrici della protesta
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