Sarebbe imminente l'arresto dell'ex presidente, dato in testa per le prossime elezioni di ottobre
Il Tribunale supremo federale del Brasile ha rigettato la richiesta di 'habeas corpus' fatta da Inacio Lula da Silva, l'ex presidente del Paese che potrà quindi essere incarcerato nei prossimi giorni. Per il momento non sono arrivate reazioni dirette del politico, tutt'ora dato in testa per le prossime elezioni di ottobre. Ex operaio metalmeccanico, ex sindacalista, ex presidente con l'ambizione di tornare al potere: la stella di Lula, considerato per anni simbolo della sinistra sudamericana e mondiale, sembra ormai offuscata.
L'uomo, 72 anni, deve scontare una pena di 12 anni di carcere per i lavori su un lussuoso appartamento con vista mare, lavori offerti da un'impresa di costruzioni in cambio di favori per l'ottenimento di appalti. Questa accusa è però smentita con vigore dall'ex presidente, in carica dal 2003 al 2010: Lula parla anzi di un complotto per impedirgli il terzo mandato. Mandato che arriverebbe a otto anni da quando lasciò il potere. Gli 11 giudici dell'alta corte si sono mostrati profondamente divisi sulla richiesta dell'ex presidente, rigettata con un voto di sei contro cinque. La loro decisione, comunque, è una vittoria per i magistrati inquirenti che hanno setacciato la vita privata del politico.
Un'ultima carta da giocare in questa battaglia giudiziaria sarà un altro ricorso, stavolta al tribunale federale della IV regione, che lo aveva appunto condannato a 12 anni. Il ricorso è tecnico, e non cambierà la sostanza della decisione, però può far guadagnare altro tempo a Lula. La difesa dovrà consegnare i documenti per questa mossa entro il prossimo 10 aprile.
L'ex presidente, nonostante le indagini giudiziarie, viene ancora percepito da milioni di suoi concittadini come "vicino alla gente": dispone di un consenso elettorale considerevole, soprattutto nelle povere regioni del nord-est, da cui proviene. Molti altri brasiliani, invece, lo detestano: migliaia di persone sono scese per strada contro di lui già martedì, qualche ora prima dall'annuncio della Corte suprema. Il partito della 'Social Democrazia Brasiliana', di centrodestra, aveva dichiarato in una nota che Lula "non è al di sopra della legge" e che "una decisione in senso contrario porterebbe frustrazione nella società: sarebbe una marcia indietro nella lotta all'impunità".
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