La premier: "Chi arriva nel Regno Unito durante il periodo di transizione non avrà gli stessi diritti di quelli che già vivono nel Paese"
Nuovo scontro tra Theresa May e l'Ue sulla Brexit. Secondo quanto riporta il Guardian, la premier britannica ha dichiarato che i cittadini europei che arriveranno nel Regno Unito durante il periodo di transizione non devono avere gli stessi diritti di quelli arrivati prima nel Paese.
Le osservazioni di May rischiano ora di scatenare l'ira dei funzionari di Bruxelles, che hanno offerto fino al dicembre 2020 un periodo di transizione 'status quo', che tra le altre cose prevede proprio la libertà di movimento e i diritti di cittadinanza per coloro che si stabiliscono nel Regno Unito in quel lasso di tempo.
Le norme per i nuovi migranti provenienti dall'Ue potrebbero includere permessi di lavoro obbligatori, requisiti per la registrazione all'arrivo e restrizioni sull'accesso ad alcune prestazioni, che non si applicherebbero invece ai cittadini Ue trasferitisi nel Regno Unito prima della Brexit.
May ha espresso la sua opinione parlando nel corso di un viaggio di tre giorni in Cina: i dettagli sono una questione di pertinenza dei "negoziati per il periodo di applicazione, ma per me è chiaro che c'è una differenza fra quelli arrivati prima della nostra uscita e coloro che arriveranno quando sanno che il Regno Unito sta uscendo", ha dichiarato.
Dura la reazione del coordinatore dell'Europarlamento per la Brexit, Guy Verhofstadt. "I diritti dei cittadini durante la transizione non sono negoziabili. Non accetteremo che ci siano due tipi di diritti per i cittadini Ue". "Affinché la transizione funzioni, deve significare un proseguimento delle cose acquisite senza eccezioni", ha aggiunto Verhofstadt.
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