Un "rumore" era stato registrato circa tre ore dopo l'ultima comunicazione avuta con il mezzo disperso dal 15 novembre

Potrebbe essere stato investito da un'esplosione il sottomarino dell'Argentina scomparso mercoledì scorso, il 15 novembre, al largo della costa della Patagonia. A sollevare questa possibilità è stato il portavoce della Marina argentina, Enrique Balbi: il rumore anomalo rilevato nell'Atlantico meridionale la settimana scorsa, più o meno quando l'ARA San Juan ha lanciato il suo ultimo segnale e nei pressi del luogo da cui lo ha lanciato, è "compatibile con un'esplosione", ha annunciato, definendo l'esplosione "anormale, singolare, breve, violenta" e "non nucleare".

La Marina precisa però di non avere informazioni sufficienti a dire quale possa essere stata la causa dell'esplosione né se sia ipotizzabile che l'ARA San Juan sia stato attaccato. A rilevare l'anomalia acustica, e a informarne la Marina, era stata l'Organizzazione del Trattato di proibizione totale dei test nucleari (Ctbto), integrata nel sistema dell'Onu e con sede a Vienna: due stazioni idroacustiche della Ctbto hanno rilevato "un evento impulsivo subacqueo avvenuto alle 13.51 GMT del 15 novembre".

La Ctbto conta su una rete mondiale di circa 300 stazioni di misurazione con cui rileva in tempo reale ogni esplosione insolita che possa far pensare a un possibile test nucleare: le sue rilevazioni sono state fondamentali in passato per valutare possibili test della Corea del Nord. Mario Zampolli, ingegnere idroacustico della Ctbto, parlando a Reuters, proprio come la Marina argentina ha definito l'evento rilevato insolito e breve, ma sul fatto che possa essersi trattato di un'esplosione ha mantenuto maggiore prudenza: "Potrebbe essere compatibile con un'esplosione ma su questo non c'è certezza". Inoltre ha sottolineato che si è trattato di un evento "non naturale". "Possiamo anche calcolare quando è avvenuto l'evento" e questo è "circa tre ore e mezzo dopo l'ultimo contatto che pare il sottomarino abbia avuto", ha spiegato. Il luogo da cui proveniva il suono anomalo si trova, appunto, vicino al luogo da cui il sottomarino ha lanciato l'ultimo segnale, circa 430 chilometri al largo della costa argentina. Il 15 novembre il sottomarino, con 44 membri dell'equipaggio a bordo, si stava spostando da Ushuaia, la città più a sud del mondo, verso Mar del Plata, quando ha riportato un guasto elettrico, poco prima di scomparire. Da allora proseguono ricerche con imbarcazioni e aerei, a cui partecipano diversi Paesi. Mercoledì però le ricerche sono entrate in una "fase critica", come l'ha definita un portavoce della Marina argentina. Il punto è che a bordo potrebbe terminare l'ossigeno. Il sommergibile aveva infatti scorte di ossigeno per sette giorni: questo significa che, se da quando ha lanciato il suo ultimo segnale di localizzazione il 15 novembre il sottomarino non è stato in grado di risalire in superficie, l'equipaggio sta esaurendo l'ossigeno.

Finora i parenti, accampati in una base navale nella città costiera di Mar del Plata, sono stati ottimisti, ma poco dopo l'aggiornamento sulla possibilità di un'esplosione sono scoppiati in lacrime e hanno cominciato a insultare le autorità, contestando di non esserne stati informati finora. Lanciato nel 1983, il sottomarino di costruzione tedesca era stato sottoposto a manutenzione in Argentina nel 2008. Secondo la pubblicazione specialistica Jane's Sentinel, i suoi quattro motori diesel e i suoi motori a propulsione elettrica erano stati sostituiti.
 

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