Intervista al docente del dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell'Università Bocconi
Il vero rischio legato all'incertezza politica che sta vivendo la Germania non riguarda tanto gli indicatori macroeconomici, i bilanci, lo spread o i mercati, quanto l'agenda dell'Unione europea, che potrebbe subire un brusco stop su temi sensibili come la Brexit, l'immigrazione, l'integrazione dell'eurozona e la difesa, con ovvie ricadute sulla vita dei cittadini. A sostenerlo è Carlo Altomonte, docente del dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell'Università Bocconi, interpellato da LaPresse in merito al fallimento delle trattative tra i partiti per la formazione di un governo stabile.
La prima preoccupazione è di ordine politico: questa situazione fomenterà gli estremismi? "Le opinioni che ho raccolto tra i colleghi sono varie. C'è chi cita le esperienze di Olanda, Belgio e Spagna, che dimostrano come l'interim dei governi sia abbastanza maturo nell'ambito della Ue da non presentare particolari rischi di rotture e discontinuità rispetto allo status quo. Altri, invece, dicono di fare attenzione: non è detto che si ritorni a negoziare, perché la frattura è molto profonda e quindi avremmo elezioni anticipate e l'outcome di queste elezioni anticipate potrebbe essere anche questo incerto. Però non trarrei la conclusione che 'si va a elezioni anticipate e quindi risaliranno i populisti'. La considero un'interpretazione troppo tirata".
Resta il fatto che ora a regnare è l'incertezza. I mercati ne risentiranno? "I mercati hanno ignorato questa cosa dal punto di vista dell'azionario. C'è stato un lieve calo dell'euro sul dollaro, ma tutto sommato l'incertezza politica viene abbastanza messa sotto silenzio e digerita dai mercati, che guardano solo a cosa stanno facendo le banche centrali. Certo, nel momento in cui si dovesse andare a elezioni anticipate in Germania e nel momento in cui i sondaggi dovessero far vedere che Alternativa per la Germania sta risalendo, o che i partiti tradizionali non recuperano consenso, questo potrebbe avere delle conseguenze importanti sui mercati. Ma non è ancora questa la situazione".
Non ci sono quindi dei veri rischi all'orizzonte? "Viene sicuramente penalizzata l'agenda europea non di status quo, quindi quella delle cose da fare. C'è il Consiglio europeo dedicato alla difesa a dicembre, c'è un vertice importante sull'immigrazione a marzo e c'è il vertice sulla riforma dell'eurozona a giugno. In più, la Germania era una forte fan del fatto che ci fossero stati abbastanza progressi nella trattativa sulla Brexit. Se questa posizione risultasse indebolita, la Commissione potrebbe averla vinta e dire che non ci sono stati abbastanza progressi e questo potrebbe far precipitare la situazione. La mia preoccupazione è proprio per questo ritardo sull'agenda di riforme europee che era stata messa in pista e che potrebbe slittare di troppo rispetto alle esigenze di risposte a breve ai cittadini, con la Brexit che incombe". D
Quando si parla di Germania, il timore italiano è sempre che ci siano ricadute sullo spread. Non c'è pericolo da questo punto di vista? "No, direi che è tutto compresso negli acquisti delle banche centrali. Ci sono troppa forza e troppa pressione quantitativa in termini di volumi dalla banca centrale perché le aspettative di mercato possano muoversi. Tra l'altro su un segnale, come dicevo prima, per niente chiaro".
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