Forse, se si fosse continuato a chiamarla col suo nome originale ("Affordable Care Act"), quello con il quale venne approvato il 25 marzo del 2010, Donald Trump non si sarebbe accanito con tanta determinazione sulla riforma sanitaria americana. Secondo autorevoli commentatori Usa, il fatto che l"Affordable Care Act" abbia preso, nella vulgata il "nickname" di "Obamacare" l'ha reso qualcosa di insopportabile per l'attuale inquilino della Casa Bianca. Una legge che porta il nome del "guy" che l'ha preceduto alla testa dell'amministrazione americana, risulta del tutto insopportabile per "The Donald" e Trump ci si è accanito con tutta la violenza (e approssimazione) verbale di cui è capace e le ha tentate tutte, ma proprio tutte, per distruggerla come aveva promesso. Così, dopo i due fallimenti di luglio (respinto con perdite dal Senato a maggioranza repubblicana), con l'ordine esecutivo del 12 ottobre scorso, Trump ha tirato un potente siluro alla linea di galleggiamento di "Obamacare" che rischia, adesso, di andare a picco e di lasciare milioni di americani nella più devastante incertezza sul futuro della loro salute. Nel week end appena trascorso, tecnici e politologi si sono impegnati a cercare di definire i danni che potrebbero emergere dall'ordine esecutivo. I primi conti dicono che i premi assicurativi, per molti cittadini, potrebbero salire anche del 20 per cento, con livelli di copertura inferiori rispetto agli ultimi anni.

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