Rajoy invita a ritornare alla legalità. Iglesias: "Re non neutrale, Spagna da rifondare"
La Corte costituzionale spagnola ha sospeso la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì, ammettendo un appello presentato dal Partito dei socialisti di Catalogna. Secondo l'appello, se quella plenaria dichiarasse l'indipendenza si produrrebbero una violazione della Costituzione e un "annichilimento" dei diritti dei deputati. Il governatore catalano, Carles Puidgemont, ha espresso la volontà di comparire lunedì davanti alla plenaria del Parlamento locale per discutere del risultato e degli effetti del referendum, con la dichiarazione d'indipendenza sul tavolo.
Ma il presidente del Parlamento regionale, Carme Forcadell, non ci sta. A suo dire, la decisione della Corte "danneggia la libertà d'espressione" e annuncia che il Parlamento non ha ancora deciso se la seduta si svolgerà ugualmente o meno. La sospensione "mostra ancora una volta come le Corti vengano usate per risolvere problemi politici", aggiunge Forcadell.
Nel frattempo il partito Catalunya Sí Que Es Pot (CSQEP) ha presentato una nuova richiesta di convocazione della plenaria con la presenza del governatore Puigdemont, affinché il presidente della Generalitat "analizzi la situazione dopo il 1° ottobre". La richiesta non contiene alcun riferimento esplicito all'indipendenza.
RAJOY: NO A INDIPENDENZA. Il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, ha chiesto al governatore della Catalogna, Carles Puigdemont, di rinunciare "nel più breve tempo possibile" al suo progetto di dichiarare unilateralmente l'indipendenza, affermando che questa sia "la soluzione migliore" nonché quella che "eviterà danni maggiori". In un'intervista con l'agenzia Efe, Rajoy ha affermato: "C'è una soluzione? Sì, la migliore è il veloce ritorno alla legalità e l'affermazione nel più breve tempo possibile che non ci sarà una dichiarazione unilaterale di indipendenza, perché in questo modo si eviteranno danni maggiori".
"Così si possono evitare danni maggiori nel futuro, è ciò che viene chiesto da tutta la società, dagli editoriali dei media, dagli imprenditori, dai sindacati e da milioni di catalani", ha proseguito Rajoy.
IL CUP PREPARA LA DICHIARAZIONE – Il partito Cup sta lavorando attivamente a una dichiarazione sull'indipendenza della Catalogna, negoziando con Junts pel Sì, in modo che il governatore Carles Puigdemont la legga martedì prossimo. Lo ha fatto sapere Carles Rivera, deputato del partito Cup, a El Mundo. "Stiamo parlando di un testo, con carta e penna, sulla dichiarazione che vogliamo martedì sia appoggiata dal Parlamento", ha dichiarato. Ha aggiunto: "Nessuno ha messo sul tavolo di lavoro scenari di rinvio, ambiguità o confusione. Non lavoriamo con questo scenario".
PODEMOS: RE NON NEUTRALE. "Stiamo vivendo la crisi politica più grave degli ultimi quarant'anni della storia recente della democrazia spagnola. La costituzione territoriale è stata distrutta dopo una sentenza del tribunale costituzionale spagnolo anni fa che ci ha portato all'attuale situazione. Bisogna sicuramente rifondare lo stato spagnolo e per noi dovrebbe essere rifondato in maniera democratica. Sicuramente si sta aprendo uno scenario costituente nel nostro Paese". Lo ha detto il leader di Podemos, Pablo Iglesias Turrion,intervistato in esclusiva ai microfoni di '6 su Radio 1'.
Commentando il discorso alla nazione di re Felipe VI, Iglesias ha sottolineato che "ha fatto un errore. E' una figura che ha l'obbligo di avere neutralità politica. Purtroppo il Capo dello Stato, il Re, ha fatto esattamente il discorso del Partito Popolare quindi ha lasciato fuori tanti milioni di Spagnoli che non condividono una strategia repressiva, una strategia non dialogante. Non è più il re di tutti gli spagnoli ma solo del governo". "Il nostro paese non è stato mai negli ultimi quarant'anni un paese monarchico – ha aggiunto il fondatore di Podemos -. E' stato un paese che ha avuto un consenso importante per quanto riguardava la figura del re, perché aveva un ruolo di garanzia della democrazia. Il padre di questo re, che non è stato di certo una figura simpatica per noi, è stato comunque per un periodo storico una garanzia per evitare un colpo di stato dell'esercito dell'armata, quindi aveva un ruolo democratico e aveva anche il consenso di una parte grandissima della popolazione". "Invece adesso questo Re secondo me ha una capacità molto più importante rispetto Juan Carlos, ma politicamente sta sbagliando. Il Re ha senso in Spagna se è una figura di consenso, di mediazione e di garanzia democratica. Nel discorso ha commesso un grave errore storico", ha ribadito Iglesias
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata