Pyongyang rifiuta la sola idea di un tavolo negoziale e va al contrattacco: "Siete nel campo di fuoco"

"Condurremo un'azione appropriata e decisiva contro gli Stati Uniti. Non c'è errore più grande che credere di essere al sicuro oltre oceano". Il regime di Kim Jong-un rifiuta ogni ipotesi di negoziato sul suo programma nucleare e missilistico e si dice pronto a impartire "una dura lezione" a Washington per far pagare un prezzo "mille volte più grande" per il suo "crimine atroce" contro la gente della Corea del Nord. La minaccia di rappresaglia arriva a due giorni dalle nuove sanzioni decise sabato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Misure votate all'unanimità che comprendono forti limitazioni alle esportazioni del Paese, tra cui quelle di frutti di mare e minerali come carbone, ferro e piombo, che in un comunicato diffuso dall'agenzia di stampa ufficiale Kcna sono definite "un odioso complotto degli Usa per isolare e soffocare" Pyongyang.

La tensione è salita dopo l'ultimo test, il 28 luglio, quando Pyongyang ha lanciato un missile balistico intercontinentale che ha volato per circa 1.000 km. Nella notte italiana il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il primo ministro giapponese Shinzo Abe hanno avuto un colloquio telefonico per discutere la situazione. I due leader hanno condiviso l'opinione che nella situazione attuale gli strumenti di pressione sulla Corea del Nord vadano rafforzati per spingere il regime ad accettare un tavolo negoziale.

Il presidente sudcoreano spinge perché la "grave e crescente" minaccia portata dalla Corea del Nord sia affrontata in modo pacifico attraverso il negoziato. Una posizione tenuta in una telefonata con il presidente Usa Donald Trump. Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, a margine del vertice dei ministri degli Esteri a Manila, ha sottolineato che il sostegno della Cina e della Russia alle sanzioni manda un messaggio forte alla Corea del Nord. "Nelle giuste condizioni, possiamo dialogare sul futuro della Corea del Nord", ha detto Tillerson ai giornalisti a Manila. "Il segnale migliore che la Corea del Nord può dare sarebbe quello di fermare questi lanci di missili", ha proseguito il Segretario di Stato, aggiungendo che "altri canali di comunicazione" sono aperti con Pyongyang.

La replica del regime di Kim Jong-un è arrivata però in senso diametralmente opposto. "Mentre gli Stati Uniti continuano a mantenere la loro politica ostile e il ricatto, noi non ci muoveremo di una virgola dal sentiero scelto per rafforzare la nostra politica energetica sul nucleare", è la replica di Pyongyang. Il ministro degli Esteri Ri Yong-ho ha dichiarato che le nuove sanzioni sono "fabbricate dagli Stati Uniti" e che la risoluzione dimostra che le Nazioni Unite abusano della loro autorità. Non è mancata una nuova minaccia a Washington: per l'esponente del regime i test missilistici intercontinentali del mese di luglio hanno dimostrato che l'intero territorio degli Stati Uniti è ora nel campo di fuoco nordocoreano.

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