La mossa distensiva israeliana è stata accolta con favore dai leader arabi. Ma la tensione è scoppiata dopo che migliaia di musulmani si sono riuniti per la preghiera
Dopo undici giorni di proteste e scontri Israele ha deciso di ritirare tutti gli strumenti di controllo installati agli accessi della Spianata delle Moschee, il luogo sacro ad arabi, ebrei e cristiani nella Città Vecchia di Gerusalemme. Una decisione che ha convinto il Gran Muftì di Gerusalemme, Mohamed Husein, a permettere il ritorno dei fedeli alla moschea di Al-Aqsa, disertata per protesta nelle ultime due settimane.
Migliaia di persone si sono riversate nel pomeriggio verso la Spianata, tanto che le stesse forze di sicurezza civili musulmane hanno poi dovuto limitarne l'accesso per non rischiare incidenti, ma almeno 96 persone sono rimaste ferite negli scontri fra palestinesi e forze di sicurezza israeliane. Lo riferisce la Mezzaluna rossa, spiegando che decine di persone sono state curate vicino alla Porta dei leoni, da cui si accede alla Spianata, e anche all'interno della Spianata stessa. Le forze di sicurezza hanno compiuto diverse cariche, impiegando materiale anti-sommossa. Almeno quattro persone sono state trasportate in ospedale. Secondo quanto riferisce la polizia israeliana, le persone che si erano raccolte vicino e sulla Spianata hanno cominciato a lanciare pietre contro gli agenti, ferendo uno di loro, e lo stesso è avvenuto al Muro del pianto, principale luogo di culto ebreo che si trova ai piedi della Spianata. Sempre secondo la portavoce della polizia israeliana, Luba Samri, i fedeli hanno innalzato bandiere palestinesi sulla moschea di al-Aqsa, cosa che non è permessa, e le bandiere sono state ritirate dalla polizia.
La notizia attesa da giorni è stata annunciata giovedì mattina dalla portavoce della polizia israeliana Luba Samri, che ha parlato di rimozione di "tutto ciò che era stato installato dopo l'uccisione dei due agenti di polizia il 14 luglio". Oltre ai metal detector, prima causa dell'esplosione di rabbia dei fedeli musulmani e già tolti due giorni fa, sono state rimosse anche le telecamere di sorveglianza e tutti gli altri apparati.
La mossa distensiva israeliana è stata accolta con favore dai leader arabi. Il Waqf, l'autorità giordana che sovrintende i luoghi sacri di Gerusalemme, ha fatto sapere per bocca del direttore Abdel-Azeem Salhab che "un rapporto tecnico ha mostrato che tutti gli ostacoli che l'occupazione (Israele ndr) aveva installato fuori dalla moschea di Al-Aqsa sono stati rimossi". Per la Giordania, il cui re Abd Allah II ha avuto un ruolo centrale di mediazione con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, si apre ora una strada concreta per disinnescare le tensioni nella zona. Il portavoce del governo Mohammad al Momani ha spiegato che lo smantellamento dei sistemi di sorveglianza sono un passo avanti "necessario per salvaguardare la situazione legale e storica" nella città sacra.
Il presidente palestinese Abu Mazen si è congratulato "con il popolo di Gerusalemme" per la vittoria. Di "vittoria storica" parla anche il movimento islamista palestinese Hamas, avvertendo però che "la battaglia per la moschea non è ancora finita". La decisione di Israele è arrivata a poche ore dall'allarme lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che aveva sollecitato "tutti i leader politici, religiosi e delle comunità a evitare nuove provocazioni" e chiesto a Israele di "dimostrare equilibrio". Sarà la giornata di venerdì, con la preghiera dei fedeli musulmani, a dire se la situazione si è realmente normalizzata e se si può parlare di fine dell'escalation di violenza in Medioriente. Ofer Zalzberg, analista di Crisis Group, avverte che la percezione della vittoria nella "crisi di Al Aqsa" può incoraggiare i palestinesi "che ora sono più organizzati a Gerusalemme" a estendere nel medio termine le loro proteste per altre questioni, come la demolizione delle case arabe o gli insediamenti ebraici nella parte orientale della città. E nessuno è in grado di prevedere cosa accadrebbe se nuove limitazioni fossero introdotte nella Città Vecchia di Gerusalemme. Rischiano di alimentare nuove polemiche le parole del primo ministro israeliano Netanyahu che su Facebook ha annunciato che lavorerà per chiudere la sede di Gerusalemme dell'emittente Al-Jazeera, accusata di incitare la violenza sulla Spianata: "Lavorerò per adottare la legislazione necessaria per espellere Al-Jazeera da Israele," ha promesso il leader nel suo post.
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