Intanto è scontro con la Danimarca, dopo il caso dei cittadini danesi definiti "traditori" da Ankara

Un anno dopo la sua entrata in vigore, l'accordo sui migranti fra Unione europea e Turchia è fonte di tensioni. Ankara accusa l'Ue di non rispettare i propri impegni, e diversi alti funzionari hanno minacciato apertamente di cancellare l'intesa in modo unilaterale. Se questo accadesse, il numero di arrivi di profughi in Europa potrebbe tornare a salire in modo drammatico, mettendo (di nuovo) a dura prova il blocco comunitario.

Da quando l'intesa è stata applicata, il 20 marzo 2016, la media degli arrivi sulle isole greche di Lesbo, Chios, Samos Kos e Kastellorizo oscilla fra i mille e i 3mila al mese, una riduzione significativa dai 57mila del febbraio 2016 e dai 211mila dell'ottobre 2015. L'accordo prevede che la Turchia riammetta le persone che arrivano sulle isole, anche se i trasferimenti in questo scorso anno sono stati più una minaccia che una realtà. Secondo i calcoli europei e turchi, infatti, sul totale di quasi 25mila arrivi in 12 mesi sono state 916 le persone riportate in Turchia.

Secondo il ministero degli Esteri turco, "oltre all'accordo ha svolto un ruolo importante l'aumento delle pattuglie in mare e a terra, per la riduzione dei passaggi irregolari". Inoltre, dicono le autorità di Ankara, ha influito "la revisione delle norme turche sul visto", riferimento al regime sui visti necessari ai siriani che arrivano in Turchia da altri Paesi. Questa misura ha ridotto il flusso di migliaia di persone a settimana, provenienti dal Libano e dirette via mare al sud della Turchia, di solito per tentare di arrivare alle isole greche dalle coste egee.

Ma tra i rimpatriati, i siriani sono solo il secondo gruppo più numeroso, con 166 persone, superati dai pakistani, con 390. Seguono algerini, afghani, bengalesi, iraniani, marocchini e iracheni, poi altri sino a 24 nazionalità. A quest'accordo con l'Ue si aggiunge "il protocollo bilaterale con la Grecia, con cui la Turchia ha riammesso nell'anno scorso circa 2mila migranti irregolari", hanno aggiunto le fonti turche.

L'accordo con i migranti prevedeva un meccanismo 'uno contro uno', secondo cui a ogni migrante riaccolto da Ankara ne sarebbe corrisposto uno ricollocato in Europa. In realtà, sono stati 3.294 i siriani trasferiti legalmente in Europa secondo l'intesa. Tuttavia, Ankara in questi giorni esprime molto scontento. Il pacchetto comprendeva anche 3 miliardi di euro di aiuti per i profughi e l'impegno per l'esenzione dal visto per i cittadini turchi che entrassero nell'Ue. Ma i negoziati sui visti si sono fermati nel maggio 2016, quando il Parlamento europeo disse che non avrebbe appoggiato l'intesa sino a quando la Turchia non avesse modificato le sue leggi sul terrorismo, come concordato. Cosa che Ankara continua a rifiutare.

Dal punto di vista economico, i trasferimenti sono meno remunerativi di quanto Ankara si aspettasse. Dei 3 miliardi di euro promessi, le sono stati consegnati solo 777 milioni, anche se i 39 progetti avviati costituiscono un valore di 1,5 miliardi. "Il totale assegnato per investimenti nella cornice degli aiuti ai rifugiati in Turchia in azioni umanitarie e non umanitarie è di 2,2 miliardi", afferma la Commissione in una nota. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si è lamentato del fatto che questo denaro copra soltanto i progetti concreti, non le somme che la Turchia ha già speso nei scorsi sei anni.

Il presidente turco è arrivato a minacciare di "aprire le frontiere" ai profughi o di "portarli in autobus" fino a Grecia e Bulgaria. Intanto, numerose organizzazioni umanitarie denunciano che l'accordo non è stato un vantaggio per i migranti, sebbene abbia ridotto il numero di morti in incidenti lungo il viaggio in mare verso l'Europa. Secondo Medici senza frontiere, i profughi "si vedono obbligati a usare rotte più pericolose, attraverso i trafficanti, per arrivare in Europa, oppure restano ammassati sulle isole greche. Nelle cinque isole coinvolte nell'accordo, attualmente si trovano circa 13mila richiedenti asilo che aspettano decisioni sul loro futuro, il doppio della capacità delle strutture esistenti, secondo Human Rights Watch.

CRISI CON DANIMARCA E GERMANIA. Nel frattempo resta alta la tensione Turchia-Ue a causa degli scontri con Danimarca e Germania. Il ministro degli Esteri della Danimarca ha fatto sapere che convocherà l'ambasciatore turco nel Paese per "comprendere che cosa sappia" del fatto che cittadini danesi con origine turca sarebbero stati minacciati dopo che hanno criticato il governo di Ankara. L'annuncio del ministero arriva dopo che il quotidiano Berlingske ha denunciato il fatto che un parlamentare e un ex parlamentare danesi di origine turca sono stati accusati di essere "traditori", dopo che hanno criticato la repressione da parte del governo di Ankara a seguito del fallito golpe dell'estate scorsa, e temono quindi ritorsioni se torneranno in Turchia.

Da parte sua, il ministero degli Affari esteri turco ha convocato l'ambasciatore tedesco ad Ankara per protestare contro la manifestazione curda che si è tenuta a Francoforte, durante la quale sono stati esibiti simboli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). 

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