Chiesto l'arresto per il vicepresidente del colosso sudcoreano
Samsung ritiene "difficile da comprendere" la richiesta di arresto del suo presidente di fatto, Lee Jae-yong, respingendo le accuse di tangenti da parte della procura di Seul in relazione allo scandalo corruzione che ha coinvolto la presidente, Park Geun-hye. "E' particolarmente difficile comprendere l'affermazione dei procuratori sul fatto che siano stati chiesti favori in relazione all'accordo di fusione e trasferimento nella gestione degli affari. Crediamo che il tribunale prenderà la decisione corretta", si legge in una nota.
La procura ha infatti chiesto l'arresto del vicepresidente di Samsung Electronics ed erede del gruppo sudcoreano, per l'accusa che abbia effettuato donazioni per milioni di collari a organi controllati da Choi Soon-il, amica intima della presidente, in cambio di favori. "Non abbiamo mai pagato tangenti in cambio di favori", aggiunge la nota.
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