Dylann Roof non ha dato segnali di pentimento: "Dovevo farlo, i neri stuprano e uccidono i bianchi"

È stato condannato alla pena di morte Dylann Roof, il giovane di 22 anni accusato per la sparatoria del 17 giugno del 2015 in una chiesa afroamericana di Charleston, in South Carolina, in cui erano state uccise nove persone. A condannarlo una giuria federale. Roof non ha dato segnali di pentimento e, nella sua dichiarazione finale, ha assicurato: "Sento ancora che dovevo farlo". Lo scorso 15 dicembre Roof era stato dichiarato colpevole di 33 capi di imputazione, per 18 dei quali era prevista la pena di morte. La giuria era composta da 12 membri, di cui nove bianchi e tre neri. La procura aveva accusato Roof di avere compiuto un crimine pianificato a sangue freddo, perpetrato dopo essere rimasto circa 30 minuti con i 12 fedeli che pregavano quel giorno nella chiesa afroamericana metodista di Charleston. È emerso che il giovane aveva scritto un manifesto in cui riconosceva che la sua formazione ideologica era ispirata a testi suprematisti e sul suo profilo Facebook aveva simboli dell'apartheid. Poco dopo l'arresto Roof ammise gli omicidi in una confessione registrata in video, che è stata presentata in tribunale a Charleston a dicembre, in cui spiegava le sue motivazioni razziste. "Ho dovuto farlo perché qualcuno doveva farlo. I neri stanno stuprando e uccidendo bianchi nelle strade tutti i giorni", aveva sostenuto nella registrazione.

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