La polizia afferma che l'uomo fosse armato e che una pistola sia stata ritrovata, mentre i testimoni smentiscono
Nuove proteste a Los Angeles contro la polizia, dopo che nella notte agenti hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco un afroamericano di 18 anni. Come in numerosi casi precedenti, le versioni ufficiali e dei testimoni divergono: la polizia afferma che l'uomo fosse armato e che una pistola sia stata ritrovata, mentre i testimoni smentiscono. Gli attivisti del gruppo Black Lives Matter di Los Angeles su Twitter hanno inoltre denunciato che il ragazzo, identificato come Carnell Snell Jr., è stato ucciso mentre fuggiva con le mani alzate.
Secondo la ricostruzione, la polizia ha tentato di fermare un'auto con targa falsa in un distretto meridionale di Los Angeles, intorno all'1 di notte locale, sospettando che il veicolo fosse stato rubato. Il conducente però non si è fermato ed è scattato l'inseguimento. Il mezzo si è poi fermato e due persone ne sono uscite, fuggendo in direzioni diverse, secondo la versione della polizia citata dal Los Angeles Times. Gli agenti hanno inseguito una di loro sul retro di una casa, dove gli hanno sparato, uccidendolo. La polizia non ha spiegato che cosa sia accaduto precisamente prima della sparatoria, motivando il silenzio con il fatto che le indagini siano alle fasi iniziali. Ma un portavoce ha affermato che sulla scena è stata trovata un'arma. L'altro uomo che era a bordo dell'auto è fuggito e non è stato ancora individuato.
Gli attivisti hanno raccolto testimonianze, secondo cui il 18enne aveva le mani alzate mentre fuggiva. Un attivista ha aggiunto che il ragazzo è stato colpito dagli spari alla schiena. Il fatto avviene pochi giorni dopo le proteste a San Diego, dove la polizia ha ucciso un uomo afroamericano che sembrava "si comportasse in modo sconnesso". Anche a Pasadena, in California, di recente ci sono state proteste dopo che un uomo afroamericano armato di coltello è stato ucciso dalla polizia. Negli Stati Uniti manifestazioni del genere contro l'uso sproporzionato della violenza da parte della polizia e l'impunità per le loro azioni hanno avuto origine nel 2012, quando fece scalpore il caso di Trayvon Martin. Il 17enne fu ucciso da un vigilante privato in Florida, mentre era disarmato. Michael Brown fu invece ucciso, anch'egli disarmato e con le mani alzate, in Missouri: il suo caso scatenò proteste che misero a ferro e fuoco la città.
La notizia della sparatoria si è velocemente diffusa nel quartiere e decine di persone sono accorse. Tra loro anche la madre del ragazzo, ripresa in un video mentre prega i poliziotti di farla entrare nella zona isolata per vedere il corpo del figlio. Il luogo in cui il 18enne è stato ucciso, infatti, si trova a breve distanza dalla loro abitazione. La sorella minore, Trenell, ha raccontato che il fratello è stato ucciso di fronte a lei: lo ha visto fuggire, poi ha sentito gli spari e lo ha visto disteso a terra. "Alla fine della giornata, i poliziotti sono arrivati e hanno ammazzato mio fratello. Lo hanno ammazzato", ha dichiarato ai media americani. Intanto, la folla sul luogo della sparatoria è aumentata sempre di più, e ci sono stati momenti di tensione con gli agenti. Tra i dimostranti, molti mostravano cartelli con la scritta 'Black Lives Matter', che in italiano significa 'la vita dei neri conta'.
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