La corsa del magnate per la Casa Bianca tra gaffe e polemiche
Prende il via oggi a Cleveland la convention repubblicana chiamata a designare Donald Trump come candidato alle presidenziali di novembre, portando così al culmine la sua (imprevista) ascesa nelle primarie. Se non ci saranno sorprese, e il magnate è ormai ben noto per essere uno specialista dei colpi di scena, l'incoronazione a candidato sarà l'epilogo di una corsa iniziata il 16 giugno 2015 nella Trump Tower a New York, il grattacielo del magnate nella Fifth Avenue. A braccetto con la terza moglie, la ex modella di origine slovena Melania Knavs, salì su un podio da cui annunciò: "Signore e signori, mi candido ufficialmente come presidente degli Stati Uniti. Renderemo di nuovo grande questo nostro Paese". Un discorso che diede un'anticipazione dello 'stile Trump', sollevando un polverone con il riferimento agli immigranti messicani come "stupratori" e con la proposta di punta di costruire un muro anti-migranti sul confine con il Messico.
Pochi presero sul serio la candidatura di Trump, famoso per la sua catena di hotel di lusso e casinò e per la sua partecipazione al fortunato reality 'The Apprentice', ma digiuno di politica. "Un pagliaccio si candida come presidente", titolò in prima pagina il Daily News, a fianco di una fotografia del miliardario cui era stato sovrapposto un naso rosso da clown. Il magnate era entrato nella più affollata corsa alla nomination nella storia del Grand Old Party, con altri 16 candidati che sono poi caduti come tessere del domino.
I sondaggi ritenevano favorito l'ex governatore della Florida, Jeb Bush, figlio e fratello di ex presidenti. Ma con l'arrivo di Trump il vento cambiò e, nella sorpresa generale, il newyorkese si impose come favorito. Mentre gli esperti pronosticavano che l'ascesa del 70enne sarebbe stata una meteora, Trump si trasformava nel vero protagonista della campagna repubblicana e la sua presenza dilagava sui mezzi di comunicazione. Con i suoi discorsi dalle tinte xenofobe e misogine, conditi da insulti, il magnate ha saputo capitalizzare il malcontento degli elettori arrabbiati per la situazione politica, sino ad arrivare a inizio 2016 a essere il gran favorito nelle primarie.
Le primarie servono a eleggere i 2.472 delegati che partecipano alla convention nazionale in cui viene designato ufficialmente il candidato del Gop alla Casa Bianca, per cui sono necessari almeno 1.237 voti. Il processo è iniziato il 1 febbraio con i caucus (assemblee locali) in Iowa, dove contro ogni pronostico si è imposto il senatore di origine cubana del Texas, Ted Cruz. Trump, non avvezzo ad accettare la sconfitta, lo ha accusato di "sporchi trucchi".
Il magnate si è 'vendicato' il 9 febbraio, con una schiacciante vittoria nelle primarie del New Hampshire, che poi si è ripetuta nella maggior parte degli Stati. Dopo che dalla corsa di sono ritirati Jeb Bush e il senatore della Florida Marco Rubio, grandi speranze dell'establishment del partito repubblicano anti-Trump, sono rimasti tre candidati: il magnate, Cruz e il governatore dell'Ohio, John Kasich. Il colpo di grazia del newyorkese è arrivato nelle primarie del 3 maggio in Indiana, dove ha ottenuto i 57 delegati in gioco obbligando i due sfidanti a rinunciare: non avevano più possibilità matematica di raggiungerlo.
Il 26 maggio Trump ha superato la 'magica' cifra di 1.237 delegati, soglia necessaria per conquistare la nomination repubblicana, e il 7 giugno ha concluso le primarie con un trionfo senza precedenti. Ha ottenuto 14 milioni di voti e polverizzato il precedente record dell'aspirante repubblicano George W. Bush nel 2000, che raggiunse 12 milioni di sostegni. Un successo che Trump ha segnato nonostante gli insulti (come quando ha definito "ripugnante" la stampa), le provocazioni (arrivate sino a Papa Francesco) e le idee radicali (come la proposta di proibire l'ingresso negli Usa ai musulmani).
Con i suoi 14 milioni di voti e senza un chiaro candidato alternativo, sembra assai improbabile che alla convention possa aver successo l'iniziativa dei delegati ribelli del movimento 'Never Trump' ('Mai Trump'). Chiedono che si voti secondo coscienza, svincolati dal risultato delle primarie. L'apparato di partito, che ha accettato in modo riluttante la candidatura di Trump, lavora a marce forzate per frenare le ribellioni. E il magnate ha avvertito che, se qualcuno metterà in dubbio la sua vittoria alle primarie, potrebbe scatenare "proteste".
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