Federica Zamatto di Medici senza frontiere, racconta l'attuale situazione nell'isola

Nell'hotpot di Moria, sull'isola di Lesbo, "la cosa più oltraggiosa che ho visto sono i tanti, tanti bambini in detenzione, lasciati in condizioni miserabili e indecenti, senza cibo adeguato, senza scuola e senza nemmeno la possibilità di giocare. Erano ovunque: correvano, alcuni dormivano, altri venivano spinti nei passeggini. Mai avrei immaginato che bambini, donne incinte, anziani, in gran parte fuggiti dalla guerra, potessero ritrovarsi rinchiusi in un recinto di filo spinato con i cancelli chiusi. E non trovo una spiegazione accettabile al fatto che l'Europa lo lasci accadere". E' la testimonianza di Federica Zamatto, vicecoordinatrice delle operazioni per la migrazione di Medici senza frontiere.

"Pochi giorni fa – racconta – ho visitato il centro e quello che ho visto mi ha molto turbato: bambini in detenzione, privati della loro infanzia. Oggi Moria è un centro sovraffollato dove molte persone dormono all'aperto riparandosi con soli teli di plastica o cartoni. Ho incontrato un uomo che cercava disperatamente un alloggio per fare dormire la propria famiglia. Arrivato il giorno prima, aveva passato una notte, con la famiglia, sdraiato sull'asfalto. Ho incontrato molte persone che si lamentavano di non aver ricevuto cibo e una madre che cercava dei pannolini per il suo bambino e ogni volta veniva respinta. Un uomo, cardiopatico e diabetico, mi ha mostrato la cicatrice di un intervento chirurgico sul torace e ulcere alle gambe. Uno dei suoi bambini, di circa due anni, era paralizzato. Tutta la famiglia aveva passato la notte all'aperto. Non c'era nessuno a prendersi cura di loro, nessuno per informarli dei loro diritti o che cercasse loro una sistemazione più decente. C'erano due persone in sedia a rotelle e un'anziana donna che risaliva lentamente la ripida strada all'interno del centro. C'erano giovani donne e uomini anziani".

 

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