Secondo il racconto di un aspirante combattente, la prova serve a dimostrare di essere "bravi jihadisti"

I reclutatori di jihadisti in Belgio obbligano i candidati a compiere aggressioni contro gli omosessuali per dimostrare la loro capacità di andare a combattere in Siria. È quanto ha rivelato alla giustizia belga un aspirante foreign fighter, come riporta oggi il quotidiano belga 'Het Nieuwsblad'. Questi attacchi, risalenti all'autunno scorso, sono stati commessi con l'obiettivo di dimostrare che le persone messe alla prova erano dei "bravi jihadisti" e "sufficientemente coraggiosi" da andare a combattere nel califfato, ha spiegato l'aspirante foreign fighter, adesso agli arresti. L'uomo che ha confessato questi atti è minorenne e ha detto che, insieme ad altri, ha compiuto sei aggressioni di questo genere e che se non fosse stato arrestato "probabilmente adesso sarebbe in Siria".

Secondo il racconto, la pratica consisteva nell'andare in zone frequentate da gay a Bruxelles per attrarre le vittime, andare con loro a casa e poi legarle e picchiarle finché non rivelavano dove avevano denaro e altri oggetti di valore. Uno degli investigatori ha rivelato allo stesso giornale che l'obiettivo degli attacchi omofobi era anche di raccogliere fondi, il che conferma un sospetto esistente da tempo, cioè che parte dei finanziamenti ai combattenti siriani provengono da piccole aggressioni ed estorsioni commesse nei Paesi occidentali. Salah Abdeslam, ricercato per gli attacchi del 13 novembre a Parigi, è stato visto in bar frequentati da omosessuali a Bruxelles alcuni giorni prima degli attentati terroristici e, secondo quanto riportano diversi media, era solito frequentare queste zone.

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