Londra respinge le critiche delle Nazioni Unite
"Oggi abbiamo una vittoria importante, che ha riportato un sorriso sul mio volto". Lo ha detto il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, parlando in collegamento video dall'ambasciata dell'Ecuador di Londra dove è rifugiato dal 2012. Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha definito "insultante" l'affermazione del segretario agli Esteri britannico, Philip Hammond, che ha commentato come "ridicolo" il parere del gruppo di lavoro Onu che ha affermato sia detenuto in modo arbitrario.
REGNO UNITO E SVEZIA RESPINGONO PARERE ONU. Regno Unito e Svezia hanno respinto le conclusioni del gruppo di lavoro Onu che ha definito "arbitraria" la detenzione di Julian Assange, rifugiato dal 2012 nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra per evitare l'estradizione in Svezia e negli Stati Uniti. Il fondatore di Wikileaks è poi apparso in collegamento video per parlare con i giornalisti e ha chiesto di essere rilasciato, invitando i due Paesi a rispettare la legge. L'australiano è accusato di spionaggio negli Stati Uniti, per aver diffuso migliaia di documenti segreti tramite Wikileaks. Teme di essere estradato dal Regno Unito in Svezia, in relazione alle accuse di molestie sessuali qui rivoltegli da due donne, e di conseguenza negli Usa.
Secondo il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie, l'australiano dovrebbe essere libero di lasciare l'ambasciata a Londra e dovrebbe essere risarcito. Assange aveva fatto ricorso al gruppo di lavoro Onu, la cui decisione non è vincolante, affermando di essere un rifugiato politico i cui diritti sono stati violati impedendogli di accettare l'asilo in Ecuador. Il panel si è espresso in suo favore, sebbene non all'unanimità. Tre membri si sono pronunciati a favore, uno contro e un altro si è ricusato.
Sia Londra, sia Stoccolma, negano che Assange sia privato della libertà, sottolineando che è entrato volontariamente nella sede diplomatica. Il Regno Unito ha annunciato anche che valuta di contestare la decisione e che Assange sarà arrestato, se lascerà l'ambasciata.
Il ministro degli Esteri ecuadoriano, Ricardo Patino, ha dichiarato a Telesur che "è tempo liberino" Assange. Ha aggiunto, facendo riferimento ai governi britannico e svedese: "Di che cosa vogliono ancora essere accusati, prima di iniziare a correggere il loro errore?". Quito, ha poi annunciato, sta analizzando quali prossimi passi intraprendere. Anche Reporters Sans Frontieres ha preso posizione, celebrando la sentenza Onu: "Sollecitiamo le autorità britanniche e svedesi ad ascoltare questo messaggio", si legge in una nota del segretario generale Christophe Deloire. Ha anche sottolineato che gli Stati Uniti dovrebbero rispettare il primo emendamento della loro Costituzione, che protegge i diritti di libertà di religione ed espressione, validi per Wikileaks e il suo fondatore.
La decisione a favore di Assange è una ulteriore tappa della tumultuosa vicenda del 44enne, apertasi quando nel 2010 diffuse i primi 90mila documenti riservati sulla campagna militare. Il gruppo di lavoro Onu non ha l'autorità di ordinare il rilascio di un detenuto, e il parere di oggi è improbabile sia una svolta nel destino dell'australiano. Tuttavia, ha un peso significativo perché comporta pressione sui governi. Tra i casi di alto profilo recentemente analizzati ci sono quelli dell'ex presidente delle Maldive Mohamed Nasheed e il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, iraniano americano detenuto in Iran sino allo scorso mese. Tuttavia, l'opinione del panel è stata spesso messa da parte dai governi, come nel caso della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi nel 2008 o la richiesta nel 2006 di non impiccare Saddam Hussein in Iraq.
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