Riyad (Arabia Saudita), 3 gen. (LaPresse/Reuters) – Si alza la tensione tra sciiti e sunniti in Medioriente, dopo l’esecuzione in Arabia Saudita di 47 persone definite “terroristi” tra cui l’imam sciita Nimr al-Nimr. Nell’ultima escalation, nella serata di domenica Riyad ha annunciato lo stop delle relazioni diplomatiche con l’Iran e ha dato tempo 48 ore a Teheran perché i suoi diplomatici lascino il Paese. Intanto, ha parallelamente ritirato il proprio personale dall’Iran, accusandolo di fomentare la tensione.

Ieri l’infuocata condanna dell’Iran era arrivata subito dopo l’esecuzione e l’ambasciata saudita a Teheran era stata assaltata per protesta. Oggi una continua escalation, nonostante gli appelli a livello internazionale per evitare l’aggravarsi delle tensioni settarie. L’ayatollah Ali Khamenei ha invocato la “vendetta divina” contro Riyad, che ha poi a sua volta convocato l’ambasciatore iraniano per protestare contro i commenti ostili di Teheran, seguita a ruota da alleati come Kuwait e Bahrain che hanno interpellando gli inviati di Teheran nel loro Paese.

Le tensioni tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita, monarchia bastione dell’islam sunnita, da anni erano già alte, concretizzate nel sostegno a fazioni opposte nelle guerre e nei conflitti politici in corso in Medioriente. Ma i fatti di ieri sono stati una ventata d’ossigeno sulle braci ardenti. L’esecuzione del religioso sciita e poi l’assalto all’ambasciata hanno spinto l’Iran ad avvertire Riyad che potrà “pagare a caro prezzo”. Ieri, i manifestanti che protestavano contro l’uccisione dell’imam sono riusciti a entrare nell’edificio diplomatico saudita a Teheran, lanciando bombe incendiarie e appiccando incendi, prima di essere cacciati dalla polizia. Un altro attacco è avvenuto a Mashhad, nel nordest, contro il consolato saudita. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha condannato l’esecuzione come “disumana”, chiedendo però anche che “gli estremisti” che hanno attaccato le sedi diplomatiche siano portati di fronte alla giustizia. Secondo la procura di Teheran, almeno 40 persone sono state arrestate.

“Il sangue di questo martire oppresso versato ingiustamente mostrerà senza dubbio ben presto le sue conseguenze e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi”, ha tuonato oggi la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, che per il secondo giorno consecutivo ha attaccato Ryiad definendo l’esecuzione di Nimr un “errore politico”. Il sito web del religioso ha pubblicato una immagine del boia saudita a fianco di quella del jihadista britannico dello Stato islamico noto come Jihadi John, con lo slogan: “Ci sono differenze?”. E i Pasradan hanno promesso una “dura vendetta” contro la dinastia reale di Riayd, “filoterrorista e antislamica”.

L’imam Nimr era considerato un terrorista da Riyad, ma in Iran era ritenuto un eroe e una voce fondamentale delle rivendicazioni dei diritti della minoranza sciita nel regno. L’imam era infatti la voce più nota tra la minoranza in Arabia Saudita ed era considerato un leader dall’ala giovanile. Anche nel regno, la sua esecuzione ha causato proteste, in particolare nell’est.

Tra le reazioni internazionali, furiosa anche quella dell’Iraq, il cui governo a guida sciita è vicino a Teheran. Religiosi e politici hanno chiesto il taglio dei legami con Riyad, mettendo in dubbio la volontà di quest’ultima di creare una coalizione regionale contro lo Stato islamico che controlla parti di Iraq e Siria. Il leader sciita Muqtada al-Sadr ha invocato proteste e il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, leader religioso sciita residente nella città santa di Najaf, ha descritto l’esecuzione come una “ingiusta aggressione”. Anche Hassan Nasrallah, a capo della milizia sciita libanese Hezbollah, ha tuonato contro Teheran e descritto l’esecuzione come “un messaggio di sangue”.

Tra gli alleati occidentali dell’Arabia Saudita, molti dei quali la riforniscono di armi, l’esecuzione ha destato preoccupazione. Il dipartimento di Stato americano ha parlato del “rischio di esacerbare tensioni settarie, in un momento in cui necessitano urgentemente di essere ridotte”. Posizione cui ha fatto eco l’alta rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini. Gli Stati Uniti, in più, hanno chiesto a Riyad di rispettare e proteggere i diritti umani. Anche la Francia ha condannato l’esecuzione, sottolineando anche la propria contrarietà all’uso della pena di morte. Intanto, i gruppi per i diritti umani hanno accusato il Paese di aver condotto processi non giusti, con confessioni estorte con la tortura e impossibilità degli imputati di avere dei legali difensori.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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