Madrid (Spagna), 18 dic. (LaPresse) – La Spagna va al voto domenica, 20 dicembre, per le elezioni generali. Ecco le principali informazioni relative a questa tornata elettorale: quando e come si vota, candidati premier, partiti in corsa e un breve excursus delle ultime tornate elettorali nel Paese.

QUANDO SI VOTA. I seggi apriranno alle 9 e chiuderanno alle 20 di domenica 20 dicembre. I locali saranno però di fatto aperti prima delle 9 per permettere agli scrutatori di verificare che non ci siano problemi con il materiale elettorale. Inoltre, nel caso in cui alle 20 ci siano ancora elettori all’interno che non abbiano votato, il presidente di seggio consentirà loro di imbucare comunque la scheda.

LA CAMPAGNA ELETTORALE. La campagna elettorale, apertasi il 4 dicembre, si chiuderà il 18 dicembre. Il giorno prima del voto invece, il 19 dicembre, ci sarà silenzio elettorale.

CHI SI DEVE ELEGGERE. Nelle elezioni generali di domenica i cittadini sono chiamati a rinnovare il Parlamento, che è bicamerale. Le Cortes generales, questo il nome spagnolo per indicare il Parlamento, sono composte dal Congresso dei deputati, in cui siedono 350 deputati, e dal Senato, in cui ci sono 208 seggi. Vengono esclusi i candidati che ottengono meno del 3% dei voti validi emessi in ogni circoscrizione. In base alla Costituzione spagnola è il Congresso dei deputati che, una volta insediatosi, nomina il premier: per questo nello scenario più probabile prospettato dai sondaggi, ovvero che il Partito popolare vinca ma non ottenga la maggioranza assoluta, Mariano Rajoy per essere nominato primo ministro avrà bisogno di ottenere l’appoggio di altri partiti.

I PRINCIPALI PARTITI E CANDIDATI PREMIER. I principali partiti che hanno presentato un proprio candidato come primo ministro sono sei: il Partito popolare (Pp) vorrebbe come premier il suo leader Mariano Rajoy, che è l’attuale primo ministro; il Partito socialista (Psoe) presenta come candidato premier Pedro Sanchez; la formazione di centro Ciudadanos è in corsa con il suo leader Albert Rivera; il partito Podemos candida come primo ministro Pablo Iglesias; la coalizione elettorale Unità popolare (Up), che unisce la piattaforma ‘Ahora en comun’ e il gruppo parlamentare di Izquierda Unida e Verdi, presenta come candidato premier Alberto Garzon; e infine l’Unione progresso e democrazia (UpyD), di centro e creata nel 2007 da alcuni fuoriusciti del Psoe, presenta come candidato premier Andres Herzog Sanchez. Quella per la guida del governo si presenta però di fatto una corsa a quattro fra i primi quattro candidati elencati (cioè Rajoy, Sanchez, Rivera e Iglesias).

19 CIRCOSCRIZIONI. Il territorio spagnolo è suddiviso in 19 circoscrizioni, cioè le 17 regioni più le due città autonome di Ceuta e Melilla.

LE ULTIME ELEZIONI IN SPAGNA.

– Le ultime elezioni generali in Spagna si sono tenute il 20 novembre del 2011, quando alle urne i socialisti di Zapatero furono puniti per la gestione della crisi economica e il Partito popolare raggiunse la maggioranza assoluta, con Mariano Rajoy che diventò primo ministro. Allora i conservatori ottennero 186 seggi mentre i socialisti si fermarono a 110, che fu il peggior risultato del Psoe dalle elezioni del 1977, le prime a seguito della restaurazione della democrazia dopo il franchismo.

Recentemente si sono però tenuti altri tipi di elezioni: – Le europee del 25 maggio 2014 segnarono il debutto di Podemos, formazione nata sull’onda dei movimenti di protesta degli indignados del 2011, che si impose sulla scena politica spagnola cominciando a sparigliare l’impostazione bipartitica che per anni aveva visto contrapporsi Partito popolare e Partito socialista. Allora Podemos ottenne in Europarlamento cinque seggi, a pochi mesi dalla sua costituzione come partito.

– Le elezioni municipali e regionali del 24 maggio 2015 segnarono, oltre all’affermarsi di Podemos che ha ottenuto la guida di Madrid e Barcellona (rispettivamente con le sindache Manuela Carmena e Ada Colau), la ribalta a livello nazionale del partito di centro Ciudadanos, che era nato nel 2006 in Catalogna come piattaforma civica che si opponeva al nazionalismo nella regione.

– Domenica 27 settembre 2015, inoltre, in Catalogna si è votato per eleggere il Parlamento regionale. Il voto era ampiamente atteso per osservare i risultati delle due formazioni indipendentiste, ‘Junts pel Si’ (cioè ‘Uniti per il sì’) e ‘Candidatura d’unitat popular’ (Cup), che hanno vinto ottenendo insieme il 47,8%, pari a 72 seggi su 135. Lo scorso 9 novembre il Parlamento regionale catalano, grazie al sostegno dei due partiti indipendentisti, ha approvato l’avvio di un processo di secessione dalla Spagna, che è stato però successivamente dichiarato illegale dalla Corte costituzionale. Le due formazioni tuttavia non si sono ancora riuscite ad accordare per eleggere il presidente della regione, e se non ci riusciranno entro il 9 gennaio la Catalogna dovrà tornare alle urne a marzo.

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