dal nostro inviato Fabio De Ponte

Bruxelles (Belgio), 18 dic. (LaPresse) – Sei mesi per decidere sulla polizia di frontiera comunitaria, due mesi per raggiungere un accordo con il Regno Unito sulla rinegoziazione dei trattati, un blando riferimento alla necessità di progredire sull’unione bancaria, e un altrettanto generico richiamo al rispetto delle regole Ue per le nuove infrastrutture. Così si conclude l’ultimo Consiglio europeo dell’anno, tra divisioni trasversali e reciproci sospetti.



POLIZIA DI FRONTIERA COMUNITARIA. E’ tornato il tema della difesa della sovranità a rappresentare l’ostacolo maggiore all’idea di creare una polizia di frontiera comunitaria, con la Polonia in testa al fronte dei Paesi scettici. Così i leader hanno deciso di prendere tempo. E hanno annunciato che decideranno sulla questione entro giugno del 2016. Intanto hanno messo nero su bianco che gli hotspot vanno aperti, che devono detenere le persone e costringerle con la forza alla registrazione (mentre proprio oggi, nella giornata mondiale del migrante, tutte le associazioni di Croce rossa europee facevano appello a Bruxelles perché iniziasse a preoccuparsi della creazione di un canale legale di ingresso piuttosto che puntare tutto sul controllo delle frontiere), che bisogna accelerare sulle ricollocazioni. Insomma che quello che era stato già deciso bisogna farlo.

BREXIT. Un altro tema a tenere banco è stata la rinegoziazione delle condizioni di adesione del Regno unito all’Ue. Il premier britannico David Cameron ha messo sul tavolo diverse questioni, dalla semplificazione amministrativa, alla riduzione dei vincoli per le aziende, alla necessità di avere voce in capitolo sull’euro pur non facendone parte. Ma il vero ostacolo è stata la questione dei quattro anni: Londra pretende che i lavoratori europei possano avere accesso ai benefici del welfare britannico solo dopo quattro anni di residenza. Nel mirino soprattutto i polacchi, che a centinaia di migliaia lavorano Oltremanica, accusati di fare turismo sociale.

UNIONE BANCARIA. Sull’Unione bancaria il conflitto è soprattutto sulla questione della garanzia dei depositi, alla quale la cancelliera Angela Merkel è fermamente contraria e che invece vede in prima fila l’Italia.

NORTH STREAM. Mentre sull’energia ci si è divisi sul progetto del raddoppio del North Stream, gasdotto che porta il gas russo fino in Germania passando sotto le acque del Baltico. In questo caso è stato il premier italiano Matteo Renzi a trascinare tutti alla discussione, bloccando un dibattito che sembrava dall’esito scontato e chiedendo di posticipare la discussione sul rinnovo delle sanzioni alla Russia. Rinnovo che comunque resta confermato e che sarà formalizzato nei prossimi giorni.

TERRORISMO. Sul terrorismo, i leader hanno concordato la necessità di applicare il nuovo Pnr (passenger name record), per tracciare gli spostamenti di tutti i passeggeri dei voli.

“DISCUSSIONI VERE”. E’ stato un Consiglio europeo in definitiva senza grandi decisioni, ma dal dibattito intenso. Soddisfatto Renzi: “Stamane in particolare – sintetizza – si sono fatte un paio di discussioni di quelle vere”.

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