Caracas (Venezuela), 6 dic. (LaPresse/EFE) – Seggi aperti in Venezuela. Circa 19,5 milioni di cittadini sono chiamati oggi alle urne per rinnovare l’Assemblea nazionale, cioè il Parlamento monocamerale del Paese, in cui siedono 167 deputati. I seggi hanno aperto i battenti alle 6 ora locale (le 11.30 in Italia) e chiuderanno alle 18 (le 22 in Italia) se non c’è gente ancora in attesa di votare: la legge venezuelana, infatti, vieta il termine del processo elettorale se c’è ancora gente in coda per esercitare il proprio diritto di voto. È la prima volta che l’opposizione della cosiddetta Rivoluzione bolivariana avviata nel 1999 dall’ex presidente Hugo Chavez (1999-2013) arriva alle urne favorita per la vittoria, che la porterebbe a togliere il controllo del Parlamento al chavismo, che lo detiene fin dall’istituzione dell’Assemblea nazionale 16 anni fa.
La maggior parte dei sondaggi compiuti nelle ultime settimane concordano nel segnalare l’avanzata dell’opposizione, dovuta fondamentalmente allo scontento derivato dalla crisi economica con un alto tasso di inflazione, dalla recessione e dalla scarsezza di beni di base, di cui chavisti e opposizione si attribuiscono reciprocamente la responsabilità. La giornata è cominciata con diverse attività del partito chavista che sono state rilanciate dalla tv di Stato, soprattutto dichiarazioni di autorità e candidati vicini al presidente Nicolas Maduro, che hanno sottolineato che oggi i trasporti pubblici saranno gratuiti per agevolare gli spostamenti degli elettori.
Come in ogni tornata elettorale in Venezuela viene attivato il cosiddetto ‘Piano repubblica’, in base al quale sono stati mobilitati in tutto il Paese 163mila soldati, oltre a 25mila riservisti. Il ministro della Difesa del Venezuela, Vladimir Padrino Lopez, aveva avvertito ieri che era stata rilevata alla frontiera con la Colombia una “intenzione deliberata” di violenza paramilitare per disturbare lo svolgimento delle elezioni parlamentari. Il generale dell’esercito, che è anche responsabile del Comando strategico operativo della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb), ha ricordato che in diversi Comuni al confine con la Colombia vige lo stato d’emergenza, misura decretata dal governo Maduro nell’ambito della lotta contro il contrabbando e il crimine organizzato. Oltre allo stato d’emergenza il governo di Caracas ha decretato anche la chiusura dei varchi di frontiera lungo due terzi dei 2.219 chilometri di confine della Colombia con il Venezuela, per arginare delinquenza comune, narcotraffico e gruppi armati irregolari. Maduro aveva adottato queste misure in risposta a un attacco armato contro militari venezuelani che era stato attribuito a presunti paramilitari colombiani.
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