di Matteo Bosco Bortolaso

Roma, 1 dic. (LaPresse) – Costruire una nuova narrativa, che racconti un Afghanistan non solo come covo di pericolosi estremisti islamici ma di un Paese aperto verso le donne, “ricco di storia ma popolato di gente povera”, desideroso di uscire da decenni di instabilità e guerre per giocare a calcio e a cricket. E’ questo il messaggio che esce dall’incontro tra il presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani, e il premier Matteo Renzi, concluso a Palazzo Chigi con una conferenza stampa congiunta. Ghani, dopo molti ringraziamenti, ha chiesto di prolungare la presenza militare italiana in Afghanistan.

Renzi e Ghani, che si chiamano l’un l’altro ‘caro amico’, si erano già visti il primo giugno scorso a Herat, durante la visita del premier italiano a Herat, base dell’impegno dei nostri militari. Ora Ghani arriva, per la prima volta da presidente, a Roma. Sottolinea subito che i nomi dei 54 italiani morti nelle operazioni militari in Afghanistan sono “iscritti nei nostri cuori: trasmettiamo la nostra vicinanza alle loro famiglie”.

Ghani, di fronte alle “domande che chiedono se la presenza dell’Italia fa la differenza per la sicurezza del nostro Paese”, risponde affermativamente: “Herat è una delle aree più sicure del Paese”. Insomma, “l’appoggio dell’Italia è stato indispensabile”. Il leader di Kabul, accolto con le fanfare del Quirinale di mattina e di Palazzo Chigi nel pomeriggio, ha chiesto al capo dell’esecutivo di considerare un’estensione dell’operazione ‘Resolute Support’ (Sostegno risoluto) che dal 2015 ha sostituio la missione Isaf.

I legami tra i due Paesi non sono però solo militari: “Se oggi ci sono tante bambine e bambini che vanno nelle scuole afghane, è grazie alla cooperazione, e anche alla cooperazione italiana”. L’augurio, quindi, è che l’Afghanistan “possa tornare a vivere in pace e prosperità, come è giusto che sia”. Il presidente afghano Ghani ha anche ringraziato “la società civile italiana” per appoggiare e finanziare l’ospedale di Emergency a Kabul. “Quando c’è un kamikaze che si fa esplodere, i feriti ricevono le prime cure in quell’ospedale”, ha ricordato il presidente.

Renzi, da parte sua, ha detto che con Ghani si è parlato dell’importanza di “creare una narrativa, anzi una contro-narrativa, rispetto alla molto persuasiva campagna globale dei terroristi”. Per il premier “siamo in presenza di un fenomeno globale, e questo fenomeno lo studieranno come una delle prime iniziative di una comunicazione globale giocata con grande abilità”. Tuttavia, per Renzi, “essi non vinceranno” perché “la bellezza, la cultura, il sistema di valori che rappresentiamo è più forte della barbarie”.

Il presidente dell’Afghanistan, antropologo di formazione, impegnato a lungo in numerosi progetti di sviluppo e professore negli Stati uniti, ha apprezzato “enormente” l’affiancamento della lotta al terrorismo con l’impegno per la cultura e lo sport, proposto da Renzi all’indomani degli attentati del 13 novembre a Parigi. “Il nostro popolo vuole giocare a calcio e ha fatto la storia del cricket”, ha ricordato.

I rapporti tra Roma e Kabul hanno quasi un secolo. Ghani ha ricordato che sono iniziati nel 1921, 94 anni fa, e si è augurato di poter festeggiare in Italia o in Afghanistan i 95 e poi i 100 anni di relazioni diplomatiche “solide e proficue“, che a suo parere dovrebbero portare più investimenti e aziende italiane ad investire in un Paese “ricco di storia ma popolato di gente povera”.

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