di Matteo Bosco Bortolaso

Parigi (Francia), 14 nov. (LaPresse) – Venerdì 13. Ristorante ‘La cantina dell’insolito’, in via ‘La Folie Méricourt’. A ripensarci ora, dopo quattro ore passate barricato in un ristorante a pochi passi dal più feroce massacro che la Francia ricordi, le premesse c’erano tutte, almeno per i superstiziosi. Ieri la serata era cominciata come tante altre: una cena per festeggiare un’amica, con i regali sulle sedie e il vino in tavola. Dopo aver ordinato, però, qualcosa si inceppa. Gli smartphone, perennemente accesi, dicono che c’è stata una sparatoria al ristorante ‘La Belle Epoque’, in Rue de Charenton, a pochi isolati di distanza.

E’ così che comincia a prendere corpo una realtà parallela, via via sempre più incredibile. I più attenti si preoccupano: “Bisogna andar via, ci sono due sparatorie e sono entrambe qui vicino”. La festeggiata però ancora non sa nulla. Porta a tavola la terza bottiglia di vino. Le altre persone presenti al ristorante, in effetti, si guardano perplesse. Il gestore si rende conto dell’emergenza: fa entrare alcuni passanti terrorizzati, chiude la porta, spegne le luci. In un’ondata di panico, ci ritroviamo al buio, temiamo di essere le prossime vittime.

Ma ci rendiamo conto che è una mossa per proteggerci: non bisogna mostrare che il ristorante è aperto. Veniamo spinti prima in cucina, poi in un cortiletto che si allunga dietro ad una boutique d’arte con ampie vetrate. Le piccole statue esposte nel negozio rendono l’atmosfera ancora più vicina ad un film dell’orrore. Le notizie arrivano in crescendo: il presidente Hollande ha dovuto lasciare la partita Francia-Germania, che però continua, nonostante un’esplosione nel un vicino fast-food della catena ‘Quick’.

Passano i minuti, lenti. Si accendono le sigarette. Si chiama il ragazzo. Si invia l’SMS all’amica. Il terrore si avvicina, ed entra nel teatro intitolato ad un’operetta di Offenbach, che rieccheggia una pagoda cinese ma ora ospita i concerti che animano il quartiere Oberkampf. I terroristi sono al Bataclan, asserragliati al concerto degli Eagles of Death Metal. Il loro album si chiama ‘Zipper Down’ (‘giù la cerniera’): sulla copertina una donna apre la giacca in pelle e mostra i seni. Chissà se è stata considerata una provocazione, come le prime pagine di Charlie Hebdo.

Siamo ad un isolato di distanza, ci proteggono statue e vetrate. La radio racconta che la partita Francia-Germania continua. Lì gli attentati non sono stati annunciati, ma tra gli spalti è calato un silenzio irreale: i social network hanno informato. Corre un brivido. Cosa può accadere allo Stade de France? Il brivido diventa panico. Il radiocronista racconta di una corsa per fuggire, di uscite bloccate, di gente che si riversa direttamente sul verde del campo.

I camerieri, verso mezzanotte, portano del pane. Poi pensano che sia meglio nasconderci sotto il pavimento, nella cantina dell’insolito, quella che dà il nome al ristorante, ‘La cave de l’insolite’. Si cerca di allentare la tensione: ecco vassoi con affettati, formaggi, vino rosso. Siamo pur sempre in Francia. Ma è in questo momento che arrivano le notizie più drammatiche, che impediscono di alzare i bicchieri: al Bataclan ci sono degli ostaggi, vengono uccisi uno ad uno.

La paura sale, torna il panico tra le bottiglie organizzate per annata e provenienza. Il minimo rumore di passi sul pavimento diffonde paure irrazionali. Nonostante il blitz, nonostante l’arrivo del presidente Francois Hollande in piazza Bataclan, nessuno vuole uscire per strada. E quando finalmente lo si farà, tutto sarà bloccato. L’unico modo per tornare a casa è uscire dal centro e percorrere la périphérique, il grande raccordo anulare di Parigi.

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