di Agnese Gazzera
Londra (Regno Unito), 10 nov. (LaPresse) – Il premier britannico David Cameron ha presentato all’Unione europea l’annunciata lettera in cui chiede le riforme che ritiene indispensabili perché il Regno Unito possa restare nell’Ue, in vista del referendum sulla permanenza nel blocco entro il 2017. Quattro i punti chiave, tra cui spiccano i limiti ai diritti di welfare per gli immigrati comunitari e l’aumento della competitivà del mercato unico. Cameron chiede che si trovi “il prima possibile” un accordo in merito, sottolineando che l’obiettivo resterà che le riforme siano “giuste”.
Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha fatto sapere di aver ricevuto la lettera e annunciato: “I negoziati possono iniziare”. Intanto, è subito arrivata una prima reazione della Commissione europea, che ha definito alcune richieste “altamente problematiche”, citando proprio quella sui limiti ai lavoratori europei.
UNA LETTERA, QUATTRO PUNTI. La lettera contiene richieste in quattro ambiti. Vuole che siano protetti i diritti degli Stati che non appartengono alla zona euro, rafforzando le loro relazioni economiche e commerciali; che i Paesi possano scegliere di non aderire a misure destinate ad aumentare l’integrazione europea e che sia rispettata la loro sovranità, permettendo anche che i Parlamenti nazionali possano fermare proposte legislative comunitarie; mira al rafforzamento della competitività per il mercato unico, puntando anche su crescita e libertà nella circolazione dei capitali; rivendica la possibilità di limitare quello che ritiene un eccesso di immigrazione comunitaria, imponendo vincoli che arginino l’accesso al welfare ai lavoratori da altri Paesi membri (quattro anni di lavoro e tasse pagate prima di aver diritto ad aiuti statali).
IL DISCORSO DI CAMERON. Il premier conservatore ha presentato il contenuto della lettera indirizzata a Tusk in un discorso alla Chatham House di Londra, sostenendo che le riforme siano realizzabili con “buona volontà” e con “immaginazione politica”. Cameron ha esortato ad “ammettere che la risposta a ogni problema non è sempre ‘più Europa’. A volte è ‘meno Europa’”, e ha sottolineato che l’Ue deve essere “abbastanza flessibile da rispondere alle preoccupazioni dei suoi, molto diversi, Stati membri”, perché solo così potrà “sopravvivere e prosperare nel futuro”.
È stato fermo sul referendum: “Se voteremo per lasciare (l’Ue, ndr), allora lasceremo. Non ci sarà un’altra rinegoziazione o un altro referendum”, ha detto. “Ho molta fiducia nel fatto che raggiungeremo un accordo che funzioni per il Regno Unito e per i nostri soci europei”, ha affermato, aggiungendo che, senza riforme, non ci sono “legami affettivi” a legare Londra all’Ue.
L’UE: ORA NEGOZIATI MA ALCUNE RICHESTE PROBLEMATICHE. Dopo che Tusk ha annunciato l’avvio dei negoziati la prossima settimana, la Commissione europea ha fatto sapere che alcune richieste risultano “altamente problematiche”, citando il rischio di discriminazione di cittadini europei. Alcune appaiono “possibili”, ha detto citando il maggior ruolo dei Parlamenti nazionali, altre “difficili, come quelle su unione e relazioni più strette tra Paesi dentro e fuori l’euro”, altre “altamente problematiche, perché toccano le libertà fondamentali del mercato interno. La discriminazione diretta tra i cittadini dell’Ue cade chiaramente in quest’ultima categoria”.
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