Dakar (Senegal), 6 nov. (LaPresse/Reuters) – La Sierra Leone ha vietato alle bambine e ragazze incinte di frequentare la scuola, costringendo le scolare a umilianti test in pubblico che spesso le spingono ad abbandonare gli studi. A denunciarlo è Amnesty International, che lancia l’allarme per il rischio di esclusione delle bambine dall’istruzione. Di fronte ai compagni, le bambine vengono tastate su pancia e seno da insegnanti e infermiere, oltre che costrette a fare il test delle urine. Questa pratica scoraggia molte dal presentarsi alle lezioni, che siano esse incinte o meno, afferma il gruppo per i diritti.

Il divieto alle scolare incinte di frequentare la scuola esiste nel Paese da un decennio, ma solo ad aprile il governo l’ha dichiarato una politica in atto, quando le scuole hanno riaperto a seguito dell’epidemia di Ebola. “Questo umiliante e degradante trattamento ha portato le bambine a sottoporsi a rischi per la salute, stringendosi cinghie intorno a seni e pancia”, spiega la ricercatrice di Amnesty Sabrina Mahtani. “Le ragazzine incinte sono accusate e colpevolizzate pubblicamente, mentre per la Sierra Leone che esce dalla devastante crisi dell’Ebola è vitale che queste giovani non siano lasciate indietro”, ha aggiunto.

Durante l’epidemia la violenza sessuale e gli abusi sono dilagati in Sierra Leone, creando un picco di gravidanze tra le adolescenti, spiega Amnesty nel suo rapporto ‘Shamed and blamed: Pregnant girls’ rights at risk in Sierra Leone’. Già prima dell’epidemia, il numero di gravidanze tra le adolescenti era tra i più alti del mondo: una su quattro tra i 15 e i 19 anni partoriva o era incinta, secondo una rilevazione del governo nel 2013. Secondo l’Onu, al picco dell’epidemia di Ebola le teenager incinte erano più di 14.300.

Nel periodo in cui la diffusione della malattia ha bloccato il Paese, non c’era accesso a molti servizi sanitari tra cui aborto, contraccezione d’emergenza e consulenza post-stupro, mentre la chiusura delle scuole rendeva ancora più vulnerabili le giovanissime. “Non è giusto. Durante l’Ebola i genitori non avevano soldi, quindi molte bambine sono dovute andare dagli uomini”, ha raccontato ad Amnesty una ragazzina.

Quando il governo ha imposto il divieto alla frequenza scolastica, il ministero dell’Educazione ha dichiarato che permettere alle ragazzine incinte di andare a scuola avrebbe minato la loro abilità di concentrarsi e partecipare, esponendole al ridicolo e spingendo altre a cercare gravidanze. A maggio è stato quindi annunciato un sistema educativo “ponte” riservato a queste giovanissime, ma in orari e luoghi diversi dai compagni. Causando così ulteriore stigma e marginalizzazione, secondo Amnesty. Nel Paese, solo sei su 10 ragazze tra i 15 e i 24 anni sono alfabetizzate, mentre lo sono tre ragazzi su quattro nella stessa fascia d’età.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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