Di Chiara Battaglia
Tunisi (Tunisia), 2 set. (LaPresse) – Portati da Tunisi fino al confine con l’Algeria, poi lasciati nella zona militare di frontiera e minacciati dalla polizia tunisina: “Se tornate indietro vi spariamo”, avrebbero detto gli agenti. Protagonisti alcuni migranti originari di Nigeria, Sudan e Kenya, ai quali dall’Unhcr è stato negato lo status di rifugiati e che da allora vivono nel ‘campo fantasma’ di Choucha, nel deserto vicino al confine con la Libia, ufficialmente chiuso nel 2013. A raccontare sono stati loro stessi, riuscendo a fare una telefonata ieri mattina per avvertire dei conoscenti. E a denunciare il tutto è chi ha parlato al telefono con loro: la responsabile per la Tunisia dell’ong italiana Cospe Debora Del Pistoia, la ricercatrice universitaria Martina Tazzioli e la giornalista Sana Sbouai del giornale online indipendente Inkyfada.
Tutto comincia il 24 agosto, quando 10 migranti che vivono a Choucha vengono arrestati dalla polizia davanti alla sede della rappresentanza dell’Unione europea a Tunisi, mentre manifestavano chiedendo aiuto per essere reinsediati in un Paese terzo in Europa. Si tratta di migranti ‘invisibili’ perché sono tecnicamente illegalmente sul territorio tunisino e la loro situazione non è stata affrontata. Per capire meglio bisogna fare un salto indietro nel 2011: erano ospiti del campo rifugiati di Choucha aperto quell’anno dall’Unhcr per accogliere le migliaia di rifugiati che arrivavano dalla Libia (ma non solo libici) durante la rivolta contro Muammar Gheddafi, ma l’agenzia Onu ha negato loro lo status di rifugiati e quindi, alla chiusura del campo nel 2013, si sono ritrovati tecnicamente illegali. Hanno scelto di rimanere a vivere a Choucha, che è diventato appunto un ‘campo fantasma’, casa per circa 60 persone secondo fonti locali. A complicare le cose il fatto che non è possibile chiedere asilo in Tunisia, dal momento che nonostante aderisca alla Convenzione di Ginevra non ha una legge sull’asilo. Per questo il gruppo di Choucha continua a chiedere a più riprese che qualcuno li aiuti a superare l’impasse e ad andare in Europa.
Dopo l’arresto i 10 sono stati portati nel centro di Ouardia alla periferia di Tunisi, tecnicamente definito ‘centro di ricezione e orientamento per migranti’. E da qui ieri mattina, stando a quanto riferisce Inkyfada, 13 migranti sono stati prelevati e trasportati verso il confine con l’Algeria (nove dei 10 arrestati, più altri quattro). “Alle 6.15 di ieri ho ricevuto una chiamata e uno di loro mi ha detto: ci stanno deportando verso l’Algeria, ce l’hanno detto”, racconta Martina Tazzioli. “Le forze dell’ordine tunisine ci hanno picchiati con dei bastoni e ci hanno minacciati: ‘Se tornate indietro vi spareremo addosso’. È inimmaginabile, perché questo trattamento? Perché tanta violenza?”, dice ancora uno dei migranti contattato dalla giornalista Sana Sbouai.
Tre del gruppo hanno allora deciso di passare, mentre i nove di Choucha hanno scelto di restare vicino al posto di frontiera in attesa. Ancora non è chiaro come si concluderà la vicenda, mentre l’associazione Terre d’asile si è mobilitata per procurare loro assistenza legale. “In passato avevamo già sentito testimonianze di migranti portati fino al confine e passati in Algeria a piedi”, spiega la responsabile del Cospe.
Da settimane proseguono le tensioni lungo la rotta balcanica, con le migliaia di migranti che dalla Turchia arrivano sulle isole greche, da qui vanno ad Atene e poi proseguono nell’ordine verso Macedonia, Serbia e Ungheria, nella speranza di arrivare da lì fino a Germania e altri Paesi di centro e nord Europa. Dall’altra parte continuano gli arrivi di migranti via mare: secondo gli ultimi dati diffusi ieri dall’Oim nel 2015, fino al 31 agosto, hanno raggiunto l’Europa dal Mediterraneo 351mila persone, mentre 2.643 sono morte nella traversata. In Tunisia invece, che con la Libia confina, i migranti che arrivano sono soprattutto quelli che vengono salvati dalla Guardia costiera tunisina davanti alle coste nazionali perché, una volta partiti con la Libia con direzione Italia, le loro imbarcazioni registrano dei problemi. Ma nel 2011, quando in Libia scoppiò la rivolta contro Muammar Gheddafi, la Tunisia accolse un grande flusso di immigrati e da allora c’è chi è rimasto. Secondo i dati diffusi dall’Unhcr, nel picco della crisi il campo di Choucha accoglieva fino a 18mila migranti al giorno.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata