Di Mauro Ravarino

Torino, 5 ago. (LaPresse) – “In un ranch privato non sarebbe mai successo quel che è capitato con la morte del leone Cecil. Nei parchi c’è corruzione. Mi auguro ci sia la giusta punizione sia per il corruttore che per il corrotto”. Lo racconta a LaPresse un imprenditore italiano, che insieme ad altri soci è, da venti anni, proprietario di una riserva di caccia in Zimbabwe, una ‘conservancy farm’. In realtà, Cecil era stato attirato con un’esca fuori dai confini del parco nazionale di Hwange, per aggirarne le regole, grazie alla presunta corruzione di due guardie parco, ma anche alla connivenza di una guida privata e del proprietario di una riserva. L’italiano richiede l’anonimato: “Se dico qualcosa di sconveniente per gli equilibri governativi se la prendono con me”. Non è un caso isolato, tutte le persone interpellate da LaPresse, che organizzano safari di caccia grossa, hanno chiesto il rigoroso anonimato, nonostante sui loro siti campeggino offerte, pacchetti e dati sensibili.

Come avviene la caccia nelle riserve private?

“Nei ranch si svolge una caccia di selezione in base a quote precise, viene cacciato il 2% di quello che nasce. In Zimbabwe la caccia è legale e, rispettandone limiti e regolamenti, è stato l’unico modo per preservare un paradiso come questo. Là dove è stata vietata hanno vinto i bracconieri, perché gli introiti persi sono rientrati per vie illegali. In Zimbabwe un elefante abbattuto fa sopravvivere 100 elefanti, perché con i soldi ricevuti, nei parchi e nelle riserve, vengono pagati scout, guardie, acqua, ovvero tutto quel sistema economico che fa in modo che si preservino gli equilibri naturali”.

Chi sono i clienti del turismo venatorio?

“Arrivano da tutto il mondo, ma sono soprattutto statunitensi. Negli Usa ci sono diversi Safari Club. C’è una tradizione, non come in Italia. Lo scrittore Ernest Hemingway era un cacciatore e veniva proprio qui, in Zimbabwe, a cacciare, quando il Paese si chiamava ancora Rhodesia”.

Quanto costa un safari di caccia nel vostro ranch?

“Varia molto in base al trofeo, ovvero all’animale. L’etica del cacciatore vuole che siano sempre scelti esemplari maschi ed adulti. Non si spara alle femmine se non in operazioni di contenimento. Un safari medio costa sui 25mila dollari”.

Cosa pensa della vicenda di Cecil, il leone dalla criniera nera uno dei simboli dello Zimbabwe?

“Non doveva succedere. È successo ai margini di un parco. In quei luoghi prevale la corruzione, non come da noi privati”.

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