Tokyo (Giappone), 16 lug. (LaPresse/EFE) – La Camera bassa del Parlamento giapponese ha approvato un controverso pacchetto di riforme che permetterà al Paese di rafforzare il suo esercito e di compiere operazioni militari all’estero, misure che pongono fine a settant’anni di pacifismo. Le riforme sono passate nonostante le proteste e i boicottaggi dell’opposizione, contraria all’idea di abolire il divieto espresso dalla Costituzione che proibisce alle forze di Tokyo di intervenire nei conflitti internazionali. Ora le riforme spinte dal partito liberal democratico del premier Shinzo Abe passeranno alla Camera alta, dove la coalizione di governo ha una comoda maggioranza di due terzi, il che rende l’approvazione delle leggi virtualmente sicura. Dopo il voto alla Camera bassa, Abe ha affermato che la situazione della sicurezza intorno al Giappone sta diventando “sempre più complicata” e che la legge “è necessaria per difendere i cittadini giapponesi ed evitare una guerra”.
Le iniziative del governo hanno però suscitato la perplessità dei Paesi vicini, in particolare la Cina e la Corea del Sud, vittime dell’imperialismo nipponico nella prima metà del XX secolo. Pechino, dopo avere saputo dell’approvazione delle riforme, ha esortato Tokyo a non abbandonare la posizione pacifista tenuta negli ultimi 70 anni e affermato che le nuove leggi sono “una mossa senza senza precedenti da parte del Giappone dalla fine della Seconda guerra mondiale”. La Corea del Sud ha invece chiesto al Giappone di “mantenere lo spirito della sua Costituzione e contribuire alla pace e alla stabilità regionali”.
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