Atene (Grecia), 5 lug. (LaPresse) – La Grecia dice ‘no’ ai creditori. Nel referendum di oggi oltre il 61% dei greci ha scelto di respingere la proposta di accordo delle istituzioni (Fmi, Ue e Bce), dicendo ‘Oxi’, cioè no in greco, dopo cinque anni di austerità e mesi di negoziati convulsi. Migliaia di persone si sono raccolte per festeggiare a piazza Syntagma, nel centro di Atene, davanti al Parlamento. “Oggi il popolo greco non ha risposto se dobbiamo rimanere dentro o fuori dall’euro, e questa domanda è fuori dalla discussione, ma il popolo greco ha dato risposta su quale Europa vuole, cioè un’Europa di solidarietà e democrazia”, ha detto il premier greco Alexis Tsipras in serata, aggiungendo che da domani si torna al tavolo delle trattative e bisognerà affrontare anche la questione del debito.
La posizione del governo è chiara: non ci sono “né vincitori né vinti” e da domani riprendono i colloqui per arrivare a un accordo al più presto, anche entro 48 ore. “Faremo ogni sforzo” per raggiungere presto l’intesa, ha spiegato il portavoce del governo, Gabriel Sakellaridis, dicendo che Atene vuole riprendere immediatamente i colloqui. “Da domani l’Europa, il cui cuore batte in Grecia stasera, comincerà a curare le sue ferite, le nostre ferite”, ha affermato il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis. “Da domani, con questo coraggioso ‘no’ che il popolo ci ha dato, non tenendo conto della paura e dello stato di terrore che è stato creato, tenderemo una mano per collaborare con i nostri compagni e chiameremo ognuno di loro a cercare di trovare un luogo comune”, ha aggiunto. Varoufakis però, oltre a tendere la mano, ha avuto nuovamente parole dure per i creditori: “In questi cinque mesi i creditori hanno rifiutato ogni proposta, volevano umiliarci su due fronti, cioè quello del debito non sostenibile e del default, volevano colpirci per la nostra resistenza rispetto alle loro richieste inaccettabili, questo era obiettivo dell’ultimatum che ci hanno mandato il 21 giugno e il popolo greco lo ha rimandato indietro”.
Cosa succede adesso? La chiusura delle banche e le restrizioni sui capitali, in vigore da lunedì scorso dovrebbero essere valide fino a domani 6 luglio, salvo estensioni. La presidente dell’Associazione delle banche greche, Luka Katseli, aveva detto ieri che molto probabilmente le banche greche potranno riaprire martedì o mercoledì, mantenendo però attivo il controllo sui capitali. Oggi, subito dopo la chiusura dei seggi, il governo di Atene ha fatto sapere che la Banca centrale greca chiederà stasera stesso alla Bce di innalzare l’ammontare della liquidità di emergenza Ela alle banche. Domani mattina si terrà una conference call della Banca centrale europea e sempre domani è in programma a Bruxelles una riunione del Gruppo di lavoro dell’euro, cioè l’organo preparatorio dell’Eurogruppo, ma non è prevista domani alcuna riunione dell’Eurogruppo stesso. Da Atene intanto il capo dei negoziatori assicura che la Grecia non stamperà una moneta parallela. Sempre domani la cancelliera Angela Merkel volerà da François Hollande per discutere degli sviluppi, e per martedì alle 18 è stato indetto un Eurosummit, cioè un meeting dei capi di Stato e di governo della zona euro.
La situazione, insomma, al momento è sospesa in attesa che tutti i leader valutino che impatto avrà il ‘no’ del referendum greco. Sul piano politico interno, invece, il ‘no’ dei greci alle urne ha già avuto un effetto immediato. Antonis Samaras, che aveva portato avanti una campagna a favore del ‘sì’, si è dimesso dalla guida del partito conservatore di opposizione Nuova democrazia.
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