Ramallah (Cisgiordania), 11 apr. (LaPresse/Xinhua) – A meno di due settimane dall’ingresso nella Corte penale internazionale, i funzionari palestinesi puntano a promuovere nuovi sforzi a livello internazionale per portare avanti la loro causa. Il capo negoziatore Saeb Erekat, intevistato in esclusiva da Xinhua, chiede ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu di fissare una data per il ritiro di Israele dai territori occupati, entro massimo due o tre anni, e sotto la supervisione internazionale. “Credo – ha dichiarato – che i cinque membri permanenti debbano ritrovarsi per parlare della questione”. La suggestione si basa su una risoluzione dello stesso Consiglio del 2009, in cui si chiede la convocazione di una conferenza internazionale a Mosca per discutere del futuro della questione palestinese.
Il capo negoziatore torna poi a chiedere agli Stati Uniti e ai Paesi europei di riconoscere lo Stato palestinese, anche alla luce della riconferma di Benjamin Netanyahu alla guida del governo e delle sue dichiarazioni contrarie alla nascita di uno Stato di Palestina. “Credo che il signor Netanyahu abbia svelato le reali politiche del governo israeliano quando ha detto che la nascita di uno Stato Palestinese non è nei suoi programmi”, ha continuato Erekat, sottolineando la necessità che la comunità internazionale riconosca la Palestina secondo i confini del 1967, con Gersualemme est come capitale.
Alla fine del 2014, l’Autorià nazionale palestinese ha deciso di unirsi alla Corte penale internazionale, dopo non essere riuscita a ottenere i voti necessari del Consiglio di sicurezza su una risoluzione che chiedeva di fissare una timeline per la fine dell’occupazione. E il primo aprile di quest’anno, è entrata ufficialmente nella Cpi, aprendo così la possibilità a procedimenti nei confronti dei leader israeliani. Secondo la richiesta palestinese, i procuratori hanno avviato un’indagine preliminare sulla situazione in Palestina per stabilire se ci siano gli estremi per un’indagine vera e propria. In parallelo, spiega Erekat, le squadre legali e tecniche palestinesi stanno preparando i documenti relativi agli insediamenti ebraici e alla guerra dello scorso anno a Gaza. I palestinesi hanno formato una commissione nazionale per questo obiettivo, composta da tutte le fazioni e le parti in causa, tra cui Hamas, le Ong, i sindacati, oltre a esperti legali.
“Non siamo diventati membri della Cpi per cercare vendetta. Cerchiamo giustizia e vogliamo che non vengano commessi altri crimini contro il nostro popolo. Per chi in Israele ha paura dei tribunali, il mio consiglio è di smetterla di compiere reati”, ha sottolineato. Quindi ha aggiunto: “Speriamo di concludere (l’indagine, ndr) nella maniera più professionale e veloce, visto che siamo determinati a citare Israele in giudizio per i suoi continui crimini di guerra”. Erekat ha poi chiesto a tutti i Paesi dell’area di fermare gli estremisti attivi nella regione, combattendo l’occupazione israeliana che, a suo avviso, è la fonte di tutto il terrore nell’area. “La cosa che dobbiamo chiedere – ha concluso – è cosa fare per permettere alla gente giusta di vincere, e per gente giusta intendo coloro che vogliono avere una buona governance, la legittimità, la democrazia, i diritti umani, i diritti delle donne, la pace. Allora si inizia a prosciugare la palude dell’occupazione israeliana. Questa è la fonte di tutte le cose cattive nella regione”. Le idee, ha quindi sottolineato, non possono essere sconfitte dai proiettili, ma da idee migliori.
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