Londra (Regno Unito), 1 mar. (LaPresse/EFE) – Il boia dello Stato islamico noto come ‘Jihadi John’, identificato con il britannico nato in Kuwait Mohammed Emwazi, arrivò a considerare l’ipotesi di suicidarsi a causa dei continui inseguimenti da parte dei servizi segreti britannici del MI5. Lo rivela oggi ‘The Mail on Sunday’, spiegando che Emwazi discusse di questo suo stato d’animo in uno scambio di e-mail con il giornalista del Mail on Sunday responsabile di sicurezza, Robert Verkaik, fra il 2010 e il 2011.

Secondo quanto ‘Jihadi John’ raccontò al reporter, a dicembre del 2010 aveva conosciuto un membro del MI5 che si fece passare per un compratore interessato a comprare il suo pc. Emwazi spiegò che si era insospettito perché, dopo essersi accordati per la vendita, l’uomo lo aveva salutato chiamandolo per nome, che lui non gli aveva rivelato. “Mi sentii scioccato e meditai per alcuni secondi mentre camminava, sapevo che erano loro”, aggiunse ‘Jihadi John’ in riferimento ai servizi segreti, secondo quanto riporta il ‘The Mail on Sunday’. Nonostante abbia spiegato che non temeva che il MI5 potesse ucciderlo, Emwazi si sentiva seguito dagli agenti tutto il tempo ed è per questo che avrebbe pensato di uccidersi, per porre fine a questa vigilanza. “Io voglio solo fuggire da questa gente”, ha scritto il giovane nelle e-mail che si scambiò con il giornalista.

Emwazi, che si ritiene sia il carnefice che compare in diversi video diffusi dallo Stato islamico in cui vengono decapitati ostaggi occidentali, frequentò il college Quintin Kynaston, nella zona nordest di Londra. In dichiarazioni rilasciate ieri alla Bbc una sua maestra, il cui nome non è stato rivelato, ha raccontato che il bambino a scuola era stato sottoposto a una terapia per tenere sotto controllo la sua aggressività perché litigava sempre con i compagni. La donna ha riferito che il bambino aveva bisogno di aiuto per controllare le sue emozioni, aggiungendo però che il suo temperamento era migliorato a seguito della terapia. ‘Jihadi John’ è comparso per la prima volta nel filmato dell’Isis di agosto che mostrò la prima decapitazione di un ostaggio occidentale, quella del giornalista statunitense James Foley. Poi, con accento marcatamente britannico, comparve anche nei video delle decapitazioni del reporter Usa Steven Sotloff, del cooperante britannico David Haines, del tassista britannico Alan Henning e del cooperante Usa Abdul-Rahman Kassig. Il mese scorso infine riapparve nel filmato che mostrò i due ostaggi giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto poco prima che venissero uccisi dall’Isis.

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