Beirut (Libano), 28 feb. (LaPresse/EFE) – Dalla proclamazione del califfato da parte dello Stato islamico (ex Isil o Isis) otto mesi fa, in Siria sono state compiute le esecuzioni di almeno 1.969 persone, di cui almeno 1.238 erano civili, fra cui sei bambini e otto donne. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Dei civili, almeno 930 eran membri della tribù al-Shaitat, rivale dell’Isis, che a luglio scorso si è scontrata con il gruppo jihadista nella provincia nordorientale di Deir el-Zor. Lo Stato islamico ha proclamato il califfato lo scorso 28 giugno su un territorio a cavallo fra Siria e Iraq, ma questi dati sono relativi soltanto al territorio siriano sotto il controllo dell’Isis.
I metodi utilizzati per le esecuzioni da parte dello Stato islamico sono stati decapitazione, spari e lapidazione. Nel caso degli accusati di omosessualità, invece, le vittime sono state lanciate dagli edifici. Lo Stato islamico inoltre ha ucciso 95 combattenti di altri gruppi armati e del Fronte Nusra, branca siriana di al-Qaeda, che aveva fatto prigionieri durante i combattimenti o gli assalti a posti di controllo gestiti dai rivali. A queste cifre vanno aggiunti i 125 membri dell’Isis uccisi dagli stessi compagni del gruppo perché accusati di “eccessi” o di essere spie al servizio di Paesi stranieri; la maggior parte di loro sono stati assassinati dopo avere provato a rientrare nei Paesi di origine senza l’autorizzazione del gruppo. L’Isis ha ucciso inoltre almeno 511 soldati del regime del presidente siriano Bashar Assad catturati durante combattimenti e attacchi.
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