Copenhagen (Danimarca), 15 feb. (LaPresse/EFE) – Potrebbe essersi conclusa la caccia all’uomo lanciata a Copenhagen, capitale della Danimarca, dopo le due sparatorie che tra ieri e stanotte hanno provocato due morti e cinque feriti. La polizia danese nelle prime ore della mattina ha fatto sapere di aver ucciso un uomo che ritiene essere l’unico responsabile del duplice attacco. In conferenza stampa l’ispettore Jorgen Skov ha fatto sapere che l’uomo, identificato come un giovane tra i 25 e i 30 anni, di “sembianze arabe”, potrebbe aver agito da solo. Nulla, ha detto, indica infatti che il responsabile delle sparatorie avesse dei complici. Nella capitale, tuttavia, sarà mantenuta la presenza “massiccia” di agenti e l’elevato livello di allarme sicurezza.

LE SPARATORIE. Tutto è iniziato ieri pomeriggio, quando un uomo ha scatenato il panico, aprendo il fuoco in un centro culturale dove era in corso un dibattito sulla libertà di espressione. Tra gli invitati c’era anche l’artista svedese Lars Vilks, che vive da anni sotto scorta per le minacce di estremisti islamici in seguito alla pubblicazioni di alcune sue vignette satiriche su Maometto. Qui una persona è morta e tre poliziotti sono rimasti feriti. Alcune ore dopo, un’altra sparatoria si è verificata in città, nei pressi di una sinagoga. In questo caso un’altra persona ha perso la vita dopo essere stata colpita alla testa, e altri due poliziotti sono rimasti feriti.

CACCIA ALL’UOMO. La caccia all’uomo è scattata quasi subito e presto la capitale danese ha vissuto il dispiegamento di agenti, mezzi blindati ed elicotteri. Nelle prime ore della mattina, nei pressi della stazione del quartiere di Norrebro, non lontano dai luoghi delle sparatorie, le forze di sicurezza hanno fermato un uomo. Nonostante l’intimazione ad arrendersi, sembra che questi abbia sparato. Rispondendo al fuoco lo hanno ucciso.

LE VITTIME. Le persone uccise dell’assalitore sono due. A morire nel centro culturale, secondo quanto riferiscono i media, è stato il 55enne Finn Norgaard, regista, fotografo e produtore danese. In passato l’uomo aveva realizzato vari documentari su temi come musica, vita dei detenuti in un carcere di Stato e la storia di giovani migranti in Danimarca. La vittima della seconda sparatoria è invece un ebreo di guardia all’edificio all’interno del quale si stava svolgendo una funzione religiosa. Secondo quanto conferma la comunità ebraica danese, il nome dell’uomo, 37 anni, era Dan Uzan.

PREMIER: NON E’ GUERRA RELIGIONE, COLPITA LA NAZIONE. Questa mattina la premier Helle Thorning-Schmidt è tornata sugli attacchi. “Non conosciamo i motivi della azioni” ma, ha detto, “sappiamo che ci sono forze che vogliono il male di Paesi come la Danimarca. Vogliono soggiogare la nostra libertà di espressione”. “Non c’è una lotta – ha affermato – tra islam e occidente, tra musulmani e cristiani, ma tra valori che si basano sulla libertà individuale e una oscura ideologia”. Thorning-Schmidt ha quindi definito le sparatorie come “attacchi alla nostra democrazia e a tutti i danesi”, sostenendo che la Danimarca, come nazione, ha vissuto “ore che non dimenticheremo”.

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