Londra (Regno Unito), 15 gen. (LaPresse/PA) – “La cosa che davvero mi dispiace è che i nostri compagni, che sono morti usando lo stesso strumento che uso io, la penna o la matita, siano stati quasi subito denigrati, dinifiti razzisti e altro ancora”. Lo ha dichiarato lo scrittore Salman Rushdie, parlando dei giornalisti del settimanale Charlie Hebdo, bersaglio dell’attacco del 7 gennaio alla redazione di Parigi in cui sono state uccise 12 persone. Rushdie ha condannato l’attacco e criticato le reazioni durante un intervento alla University of Vermont di Burlington, negli Stati Uniti. Lo scrittore 25 anni fa è stato bersaglio di un editto con cui l’ayatollah Khomeini chiedeva la sua morte, a causa del libro ‘I versi satanici’.

La libertà di espressione non può essere limitata, neppure se è ritenuta offensiva, ha proseguito lo scrittore nato in India. “Sia John F Kennedy, sia Nelson Mandela, hanno usato la stessa frase di tre parole che nella mia mente dice tutto: ‘La libertà è indivisibile'”. Ha aggiunto: “Non si può suddividerla, altrimenti cessa di essere libertà. Charlie Hebdo può non piacere. Ma il fatto che non piaccia non ha nulla a che fare con il loro diritto di esprimersi”.

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