New York (New York, Usa), 4 gen. (LaPresse) – L’Fbi sta sottoponendo a un aggressivo programma di sorveglianza interna centinaia di dipendenti nati all’estero o con parenti e amici fuori dagli Usa. È quanto scrive il New York Times, spiegando che il programma è stato avviato dopo gli attentati dell’11 settembre 2011, per cercare di impedire infiltrazioni da parte di spie straniere. Esso, spiega il quotidiano, ha sollevato aspre critiche da parte del personale di lingua straniera e con legami all’estero, che si ritiene discriminato. Il programma infatti limita i compiti affidati a questo tipo di dipendenti e frena le loro carriere. Coloro su cui si concentra la sorveglianza sono sottoposti a un maggior numero di interviste di sicurezza, a test poligrafici, al controllo dei viaggi privati e all’analisi delle rispettive comunicazioni elettroniche e dei file scaricati dai database.
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