Abuja (Nigeria), 2 gen. (LaPresse/Reuters) – I genitori delle 200 studentesse nigeriane rapite ad aprile scorso dai militanti di Boko Haram si sono rivolti direttamente alle Nazioni unite per chiedere aiuto nelle ricerche. Un gruppo che rappresenta i familiari delle ragazze, ha riferito una portavoce dei genitori, Bukola Shonibare, ha incontrato il mese scorso funzionari di Un Women (Ente dell’Onu per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), il capo della missione dell’Onu in Nigeria e funzionari dell’ufficio dell’Onu nell’Africa occidentale.
Il gruppo si è rivolto inoltre all’Unicef. “Se il governo non è in grado di agire, chiediamo all’Onu di intervenire e aiutarci, e se loro rifiuteranno, semplicemente non sapremo cosa fare”, ha detto a Reuters il reverendo Enoch Mark, le cui due figlie sono state rapite. A otto mesi dal sequestro, avvenuto nella città di Chibok, nello Stato nordorientale di Borno, i genitori delle studentesse non sanno ancora quali azioni abbia adottato il governo nigeriano per ritrovare le ragazze.
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