Lima (Perù), 14 dic. (LaPresse/AP) – I negoziatori hanno raggiunto un accordo durante i colloqui delle Nazioni Unite a Perù sul cambiamento climatico, in vista del patto di Parigi del 2015. L’intesa è stata trovata dopo che le dispute tra i Paesi si sono protratte nella notte. L’accordo di Lima è stato raggiunto ore dopo che la precedente bozza era stata respinta dai Paesi in via di sviluppo, che hanno accusato le nazioni più ricche di sottrarsi alle proprie responsabilità nella lotta contro il riscaldamento globale e nel pagamento dei suoi impatti. Il ministro dell’Ambiente del Perù Manuel Pulgar-Vidal ha presentato una nuova, quarta bozza poco prima di mezzanotte, aggiungendo che sperava che potesse soddisfare tutte le parti e dando ai delegati rimasti un’ora per esaminarla. “Come testo non è perfetto ma include le posizioni delle parti”, ha spiegato Pulgar-Vidal, presidente della conferenza, che aveva trascorso tutto il pomeriggio e la sera incontrando separatamente le delegazioni.

L’obbiettivo principale delle due settimane di sessione a Lima era relativamente modesto: raggiungere un accordo su quali informazioni dovessero essere contenute negli impegni presentati dai Paesi per il patto sul clima globale che dovrebbe essere adottato a Parigi. Ma anche questo obbiettivo è diventato complicato, perché diversi Paesi in via di sviluppo si sono ribellati contro una bozza di decisione che secondo loro diminuiva la distinzione tra quello che si può aspettare da Paesi ricchi e poveri. La bozza finale apparentemente ha alleviato le preoccupazioni sul linguaggio, affermando che i paesi hanno “responsabilità comuni ma differenziate” per affrontare il riscaldamento globale. Il testo ha anche ripristinato le parole chieste dalle piccole isole a rischio inondazione, citando il meccanismo “di perdita e danno” concordato nei colloqui dell’anno scorso in Polonia.

“Abbiamo bisogno di un accordo permanente per aiutare i più poveri del mondo”, aveva detto Ian Fry, negoziatore di Tuvalu, durante la sessione di mezzogiorno. Tuttavia la bozza indebolisce il linguaggio sul contenuto degli impegni, affermando che “possono” invece di “devono” includere informazioni quantificabili che mostrano come i Paesi intendano raggiungere i loro obbiettivi sulle emissioni. Inoltre la Cina e altri Paesi in via di sviluppo si sono opposti ai progetti di un processo di riesame che permetta di paragonare gli impegni prima di Parigi. Nella nuova bozza si legge solo che tutti gli impegni verranno rivisti un mese prima di Parigi per valutare il loro effetto combinato sul cambiamento climatico.

Sam Smit, responsabile della politica sul clima per il gruppo ambientalista Wwf, ha commentato che il “testo da debole è diventato più debole a debolissimo, ed è davvero molto debole”. Anche se le tattiche negoziali giocano sempre un ruolo, praticamente tutte le dispute nei colloqui Onu riflettono il problema più ampio di come dividere l’onere di rimediare al riscaldamento planetario, che secondo gli scienziati è il risultato dell’attività umana. Lo slancio ottenuto dall’accordo congiunto dello scorso mese tra Usa e Cina sugli obbiettivi delle omissioni è svanito velocemente a Lima, dove si sono riaperte le fratture su chi dovrebbe fare cosa per combattere il problema.

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