di Ilaria Leccardi.
Torino, 22 set. (LaPresse) – Quello che si terrà a Torino il 17 e 18 ottobre sarà un vero e proprio “summit sociale”, nel corso del quale “Torino potrà fare nuovamente risaltare il ruolo storico sul sociale avuto in Europa in passato”. Così Gabriella Battaini-Dragoni, vice segretario generale del Consiglio d’Europa, presenta in un’intervista a LaPresse la due giorni che si terrà nel capoluogo piemontese, organizzata dal governo italiano in cooperazione con lo stesso Consiglio. Un’occasione di confronto per parlare di tematiche lavorative, ‘ricette’ contro la crisi, ma con uno sguardo d’obbligo alla dimensione sociale e umana. La tematica, spiega Battaini-Dragoni, sarà triplice. Nel corso del dibattito si discuterà prima di tutto “dell’evoluzione delle nostre politiche europee economiche e di austerità rispetto al polo dei diritti sociali”, quindi di “come promuovere la certezza del diritto attraverso la possibilità di reclami alla Carta sociale europea” e, infine, di come Consiglio d’Europa e Unione europea, in quanto sistemi giuridici, siano “coerenti, convergenti e razionali” perché, aggiunge, “la cosa peggiore è che si verifichino contraddizioni in termini di diritti.
L’attenzione del Consiglio d’Europa alle tematiche lavorative si è rinnovata negli ultimi anni con particolare attenzione al caso della Grecia. In seguito a un reclamo collettivo presentato dai sindacati greci del settore pubblico, riferito alle misure adottate dal governo di Atene in conformità con le indicazioni della Troika, il Comitato europeo dei diritti sociali era stato esplicito sul fatto che “la flessibilità del lavoro, finalizzata a combattere la disoccupazione, non può avere come conseguenza il fatto di privare vaste categorie di lavoratori (…) dei loro diritti fondamentali in materia di lavoro, lasciandoli senza garanzie contro l’arbitrarietà del datore di lavoro applicabile in qualche modo anche al dibattito italiano in corso proprio sul lavoro. Nel caso della Grecia, spiega Battaini-Dragoni, “avevamo constatato le grandi difficoltà in cui si sono trovati per parecchio tempo i cittadini, dopo che le politiche di austerità erano state introdotte senza una minima riflessione sull’impatto che la mancanza di misure sociali avrebbe potuto provocare per la popolazione”. Proprio a seguito di questo caso, aggiunge, “ci è sembrato opportuno proporre un dibattito sulla Carta sociale per capire in che termini il rispetto dei diritti sociali può essere un fattore positivo per uscire dalla crisi piuttosto che essere visto in senso opposto. E così abbiamo lanciato l’idea di una riunione in Italia”. Flessibilità sì, dunque, ma con delle regole e delle protezioni. “Ciò che si è fatto nel dumping sociale, pensando di risparmiare per cercare la crescita – spiega ancora Battaini-Dragoni – risulta fasullo, perché ci sono fasce enormi che cadono nella povertà. Nessuno è contro la flessibilità, ma bisogna vedere come la si applica e quali sono le misure di protezione che vengono introdotte per alleggerire il costo sociale individuale di ciascuno”.
Ma il Consiglio d’Europa non si occupa solo di lavoro. E il dialogo con l’Italia in questi anni è stato costante. Se proprio oggi arriva il giudizio negativo del Greta (il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani del Consiglio d’Europa) che denuncia per il nostro Paese una “mancanza di strategia nazionale” su questa tematica, Battaini-Dragoni tiene a ricordare il recente confronto costruttivo avuto con il ministro della Giustizia Andrea Orlando sul tema delle carceri. Dopo il richiamo di Strasburgo all’Italia affinché presentasse in breve tempo una serie di proposte che avrebbero dovuto migliorare la situazione delle prigioni italiane, il ministro si è mosso velocemente e, a meno di due mesi dall’insediamento, ha “sottoposto un pacchetto completo di proposte per evitare che si riproducessero le situazioni terribili che conosciamo, soprattutto in termini di sovraffollamento”. Le misure sono state esaminate subito e con risultato positivo. “All’Italia – spiega Battaini-Dragoni – sono stati riconosciuti lo sforzo e la determinazione per risolvere il problema con misure efficaci, ed è stato concesso un altro anno per verificare la validità di queste misure e tornare con dati precisi entro la fine di maggio 2015”. Sarà allora che l’Italia dovrà rifare un bilancio concreto della situazione, spiegare che cosa è funzionato bene e cosa merita di essere migliorato.
Altrettanto positiva è stata la risposta di alcuni sistemi di tribunali italiani per cercare di risolvere la piaga dei ‘processi lumaca’. “Cinque città italiane, tra cui Torino – prosegue la rappresentante del Consiglio – hanno realizzato un operato comune con noi sulla modernizzazione e l’efficacia dei tribunali. Quando iniziammo questo lavoro, Torino ad esempio aveva un ritardo enorme che in due anni è riuscita ad eliminare. Nella prossima fase si cercherà di trasporre questo progetto pilota ad altre città italiane”.
Infine, una parola d’obbligo sul tema forse più sentito degli ultimi mesi, la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, ratificata dall’Italia all’unanimità. “È la convenzione più completa in materia, unica nel suo genere. Tratta la prevenzione della violenza, la protezione della donna, una serie di politiche integrate” e la persecuzione dei colpevoli. Perché, conclude Battaini-Dragoni, “bisogna smetterla con l’impunità e condannare coloro che sono responsabili di violenza”. Su questo a breve il Consiglio d’Europa diffonderà anche in Italia uno spot di sensibilizzazione. “La Convenzione è entrata in vigore, certo, ma ora inizia il vero lavoro”.
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