Sanaa (Yemen), 21 set. (LaPresse/Xinhua) – Si chiude con un accordo di cessate il fuoco tra ribelli sciiti Hawthi e governo la settimana di scontri in Yemen, costata la vita a oltre 200 persone, tra cui 50 civili. In serata, come fa sapere una fonte dell’esecutivo rimasta anonima, le parti hanno trovato un’intesa secondo cui metteranno immediatamente fine agli scontri, nomineranno un nuovo primo ministro nel giro di una settimana e diminuiranno il prezzo del carburante. L’intesa, aggiunge la fonte, conferisce autorità ai ribelli Hawthi e dà al gruppo un importante ruolo nella formazione del Gabinetto e nel controllo futuro dell’esercito.

Gli scontri tra ribelli ed esercito sostenuto dalle milizie sunnite sono scoppiati martedì nella zona nordovest della capitale Sanaa e si sono aggravati di giorno in giorno. Ieri gli insorti hanno preso il controllo dell’edificio della televisione di Stato, oggi invece si sono impossessati di altre strutture strategiche: il ministero della Difesa, la Banca centrale, l’università Iman e una importante base militare nel quartier generale della prima divisione armata dell’esercito, squadra di elite guidata dal maggiore generale Ali Mohsen al-Ahmar, che ha condotto diverse campagne contro gli sciiti Hawthi nel nord del Paese. Sempre nel pomeriggio era arrivata la notizia delle dimissioni del primo ministro Mohammed Basindawa, in realtà mai confermate dal presidente.

Gli Hawthi hanno guidato una rivolta durata sei anni e terminata ufficialmente nel 2010. L’anno successivo, il Paese è stato nuovamente scosso da una rivolta, in questo caso ispirata dalla Primavera araba, che nel 2012 portò alle dimissioni l’ex presidente Ali Abdullah Saleh. In questi mesi, oltre alla rivolta degli sciiti Hawthi, lo Yemen ha dovuto confrontarsi con la costante minaccia rappresentata da al-Qaeda nel sud. Gli Usa considerano la branca locale di al-Qaeda come una delle più pericolose del mondo e in passato hanno sostenuto il governo di Sanaa con offensive condotte da droni sul territorio yemenita.

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