Città del Vaticano, 19 ago. (LaPresse/AP) – “Grazie, amici coreani! Con l’aiuto di Dio, tornerò molto presto in Asia! “. Lo scrive su Twitter Papa Francesco, tornato ieri dal suo viaggio in Corea.

“In questi casi, quando c’è una ingiusta aggressione, è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo ‘fermare’. Non dico bombardare o fare guerra, solo fermare. I mezzi debbono essere valutati”, aveva detto papa Francesco ai giornalisti a bordo dell’aereo papale che lo ha riportato a Roma dopo il suo viaggio in Corea del Sud, parlando della situazione in Iraq.

Papa Francesco, quindi, ha approvato l’uso della forza per fermare i militanti islamici che stanno attaccando le minoranze religiose in Iraq, ma ha spiegato che la comunità internazionale, e non solo un Paese, dovrebbe decidere come intervenire. Bergoglio ha anche sottolineato che lui e i suoi consiglieri hanno considerato l’ipotesi di recarsi nel nord dell’Iraq per mostrare solidarietà con i cristiani perseguitati. Ma per ora non c’è stata decisione a questo proposito. Durante il volo di ritorno, infatti, al Santo Padre è stato chiesto se approvava gli attacchi degli aerei statunitensi unilaterali sui militanti dello Stato islamico che hanno conquistato aree del nord e dell’ovest del Paese e del nord-est della Siria e hanno costretto i cristiani e le altre minoranze religiose a convertirsi all’Islam o ad abbandonare le loro case.

Francesco, ha però spiegato che gli attacchi non devono servire a fermare gli attacchi ingiusti ma non devono essere una “scusa” utilizzata dalle potenze mondiali per giustificare “una guerra di conquista”. “Una nazione da sola – ha ancora aggiunto riferendosi agli Usa – non può giudicare come si pone fine a questa aggressione. Dopo la seconda guerra mondiale, è nata l’idea delle Nazioni Unite: E’ lì che si deve discutere ‘C’è un’aggressione ingiusta? Sembra così. Come dovremmo fermarlo?’ Solo questo. Niente di più”.

I suoi commenti sono considerati molto significativi, perché il Vaticano si è opposto con veemenza ad ogni intervento militare in questi ultimi anni: Giovanni Paolo II aveva attivamente cercato di scongiurare la guerra in Iraq e lo stesso Francesco aveva organizzato una preghiera mondiale per la pace quando gli Stati Uniti stavano minacciando attacchi aerei sulla Siria l’anno scorso. Ma in questo caso il Vaticano si sta mostrando sempre più concorde per un intervento militare in Iraq, in quanto i cristiani sono presi di mira per la loro fede e comunità che resistono da 2000 anni si stanno svuotando per le violenze degli estremisti. Gli Stati Uniti hanno iniziato con gli attacchi aerei contro i combattenti dello Stato Islamico l’8 agosto. L’insegnamento della Chiesa prende in considerazione l’ipotesi di “guerre giuste”, quando l’uso della forza militare può essere giustificata in determinate circostanze.

Quando all’ambasciatore del Vaticano in Iraq, monsignor Giorgio Lingua, è stato chiesto circa gli attacchi aerei degli Stati Uniti, ha detto a Radio Vaticana che era un peccato che la situazione era arrivata a questo punto “ma – ha aggiunto – è bene quando si è in grado almeno di togliere le armi dalle mani di queste persone che non hanno scrupoli”.

L’ambasciatore del Vaticano presso le Nazioni Unite a Ginevra, l’arcivescovo Silvano Tomasi, è andato oltre, dicendo che forse una azione militare è necessaria in questo momento. Francesco, infine, ha mandato un inviato personale, il cardinale Fernando Filoni, nel nord dell’Iraq la scorsa settimana con una cifra di denaro per aiutare le persone in volo e mostrare la solidarietà del Papa con chi è costretto a fuggire dalle proprie case.

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