Gaza (Striscia di Gaza), 29 lug. (LaPresse) – “Medici senza frontiere condanna duramente l’attacco sferrato il 28 luglio contro l’ospedale Shifa a Gaza City, l’ospedale di riferimento per l’intera Striscia di Gaza, dove lavora anche un’équipe chirurgica di Msf”. È quanto si legge in un comunicato diffuso dall’organizzazione. Il bombardamento di questa struttura sanitaria che ha offerto rifugio a migliaia di sfollati da quando Israele ha lanciato l’operazione Margine protettivo, si legge, dimostra che i civili a Gaza non hanno un luogo sicuro dove andare e mostra quanto sia difficile fornire aiuti di emergenza nell’area. “Un membro del nostro staff internazionale si trovava nell’edificio quando l’ambulatorio è stato bombardato. Sebbene nessuno sia rimasto ferito in quest’ultimo attacco, Shifa è il quarto ospedale colpito dall’8 luglio, dopo lo European general hospital, l’ospedale di al-Aqsa e quello di Beit Hanoun”, afferma la nota.
“Attaccare gli ospedali e le aree circostanti è del tutto inaccettabile e rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario”, denuncia Tommaso Fabbri, capo missione di Msf nei Territori palestinesi occupati. “In qualunque circostanza, e soprattutto in tempo di guerra, le strutture sanitarie e il personale medico devono essere protetti e rispettati. Ma oggi a Gaza gli ospedali non sono il rifugio sicuro che dovrebbero essere”, prosegue Fabbri. “Due terzi dei feriti che ho visto arrivare allo Shifa erano bambini”, spiega Michele Beck, referente medico di Msf a Gaza.
Nella Striscia di Gaza 1,8 milioni di persone, tra cui più di 160.000 sfollati, vivono ammassati in una porzione di territorio densamente popolato. “Gli abitanti di Gaza sono circondati dal mare e da frontiere chiuse. Dove possono andare?”, si chiede Marie-Noelle Rodrigue, direttrice delle operazioni di Msf. “Quando l’esercito israeliano ordina ai civili di evacuare le loro case e i loro quartieri, dove dovrebbero andare? Gli abitanti di Gaza non hanno alcuna libertà di movimento e non possono trovare rifugio al di là della frontiera. Sono davvero in trappola”.
Nelle ultime tre settimane, le équipe di MSF hanno potuto raggiungere l’ospedale di Nasser soltanto due volte, spiega l’organizzazione . Nonostante i grandi bisogni medici della popolazione civile in quest’area gravemente colpita dai bombardamenti, dove la maggior parte dei feriti sono donne e bambini, ha sospeso la propria attività chirurgica. “Abbiamo una équipe chirurgica pronta a lavorare all’ospedale Nasser, ma in mancanza di garanzie di sicurezza serie e credibili da parte di entrambe le parti del conflitto, non possiamo rischiare di mandarla in quell’area”, afferma Nicolas Palarus, coordinatore del progetto di Msf a Gaza.
Per le organizzazioni umanitarie, far entrare personale e forniture mediche a Gaza si sta dimostrando estremamente difficile. Il passaggio di frontiera di Rafah, dall’Egitto, e quelli di Erez e Kerem Shalom da Israele, sono parzialmente aperti ma c’è il rischio di bombardamenti e danni conseguenti. “La popolazione è tenuta in ostaggio, quasi niente e nessuno transita da e verso Gaza”, ha detto Marie-Noëlle Rodrigue. La metà degli ospedali di Gaza è chiusa. A Gaza City, dove abitano circa 800mila persone, solo quattro centri sanitari su 15 sono ancora operativi. “Al di là dell’emergenza, non vengono più forniti servizi medici di base come le cure materno-infantili e la gestione delle malattie croniche, così come l’accesso all’acqua potabile o al cibo”, dichiara Palarus.
In risposta all’emergenza, Msf sta supportando l’ospedale Shifa con una équipe chirurgica completa e apparecchiature mediche di emergenza, spiega il comunicato. Msf ha dona parte delle proprie riserve di emergenza alla farmacia centrale di riferimento per l’area settentrionale e meridionale della Striscia di Gaza. La clinica post-operatoria di Msf funziona solo al 10-30% della propria capacità, per via dell’intensità dei bombardamenti che impedisce ai pazienti di accedervi. Le attività regolari di Msf all’ospedale Khan Younis di Nasser sono state interrotte dal conflitto.
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