Beit Hanoun (Striscia di Gaza), 26 lug. (LaPresse/AP) – Gli abitanti della Striscia di Gaza stanno usando la tregua umanitaria di 12 ore per uscire dai rifugi, rifornirsi di beni di prima necessità, verificare le condizioni delle loro abitazioni e cercare di recuperarvi qualche oggetto. Lunghe file si sono formate di fronte ai negozi di alimentari e alle banche. Intanto, prosegue la ricerca dei corpi delle vittime sotto le macerie. Nella città settentrionale di Beit Hanoun la strada principale non è percorribile a causa delle macerie delle case distrutte da bombardamenti e dei raid aerei di Israele. Anche l’ospedale è stato devastato da colpi di cannone, interi caseggiati hanno facciate abbattute e i tralicci della corrente elettrica sono danneggiati. Tra gli abitanti si assiste a scene di disperazione.

“La mia casa, la mia casa”, dice un uomo la cui abitazione è stata distrutta. Una donna di 37 anni, Siam Kafarneh, piange seduta sull’uscio di un negozio nella strada principale, a fianco di un cumulo di macerie. Madre di otto figli, due mesi ha speso i risparmi accumulati in dieci anni per trasferirsi in una nuova casa, ora rasa al suolo. “Non è rimasto niente, è finito tutto”, dice. Precedenti tregue umanitarie erano state interrotte da nuovi combattimenti, ma quella di oggi sembra tenere. “Vogliamo un cessate il fuoco di lungo termine, non solo 12 ore. Speriamo che la tregua proseguirà e di non tornare alle morti e alla distruzione”, dice Mohammad Abu Shaaban, abitante di Gaza.

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