Gerusalemme, 15 lug. (LaPresse/AP) – L’esercito israeliano ha ripreso dopo sei ore gli attacchi aerei su Gaza, dopo che Hamas ha violato il cessate il fuoco. E mentre bombarda la Striscia, dove le vittime di sette giorni dell’offensiva Margine protettivo sono 193, si registra il primo isrealiano rimasto ucciso a causa delle ostilità. Si tratta di un 37enne colpito da schegge di un colpo di mortaio caduto al valico di Erez, di cui le brigate al-Qassam braccio militare di Hamas hanno rivendicato la responsabilità

Il portavoce dell’esercito Peter Lerner afferma che dopo aver sospeso le sue operazioni per sei ore Israele “ha ripreso le sue attività operative”. L’esercito ha aggiunto che durante le sei ore i militanti di Gaza hanno lanciato circa 50 razzi verso Israele. Non sono stati segnalati feriti.


LIEBERMAN: OPERAZIONE TERMINI CON PRESA CONTROLLO GAZA – L’operazione Margine protettivo deve terminare con le forze di Difesa israeliane “che controllano tutta la Striscia di Gaza”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, chiedendo la cessazione “di un’esitazione senza fine e del porre domande”, secondo quanto riporta Haaretz. “Israele deve andare fino in fondo”, ha aggiunto Lieberman, parlando durante una conferenza stampa. “Un cessate il fuoco è un tacito accordo che Hamas continui a sviluppare il suo potere”. “Tutte le formulazioni diplomatiche sono, in questo caso, offensive…Una piena presa del potere nella Striscia di Gaza è l’unica strada”, ha detto Lieberman, definendo qualsiasi cessate il fuoco “null’altro che una preparazione per la prossima sessione” di combattimenti. “E’ chiaro che Hamas userà qualsiasi cessate il fuoco per fare più razzi e contrabbandare dentro più esplosivi”, ha detto Lieberman secondo Haaretz.

KERRY CRITICA NUOVI LANCI DI RAZZI DA PARTE DI HAMAS- “Non posso condannare con sufficiente fermezza le azioni di Hamas”. Lo ha dichiarato il segretario di Stato Usa, John Kerry, parlando a Vienna a proposito del lancio di razzi dalla Striscia di Gaza dopo l’ora in cui il cessate il fuoco avrebbe dovuto diventare effettivo. Kerry ha invece elogiato l’intervento dell’Egitto e il fatto che Israele abbia accettato la proposta. Gli Usa, ha aggiunto, continueranno a premere per una tregua, per evitare ulteriori escalation delle violenze.

NETANYAHU E YALLON CHIEDONO FERMEZZA ESERCITO – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Yaalon “hanno ordinato all’esercito di agire con intensità contro gli obiettivi terroristici a Gaza”. Lo ha dichiarato un ufficiale israeliano, a condizione di anonimato perché non autorizzato a parlare con i media. Intanto, a proposito dell’operazione Margine protettivo in corso nella Striscia di Gaza e del mancato accordo sul cessate il fuoco, anche il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman si è espresso duramente affermando che la conclusione necessaria è che l’esercito controlli tutto il territorio palestinese.

HAMAS: ANCORA IN CORSO CONSULTAZIONI PER CESSATE FUOCO – Intanto un ufficiale di alto rango del gruppo palestinese, Moussa Abu Marzouk ha fatto sapere che sono ancora in corso le consultazioni interne tra i leader di Hamas sulla proposta di un cessate il fuoco con Israele avanzata dall’Egitto. E Osama Hamdan, un consigliere del leader di Hamas Khaled Mashaal, ha detto che prima di accettare la proposta il gruppo ha una serie di richieste, tra cui il rilascio degli attivisti arrestati nelle scorse settimane in Cisgiordania e la completa riapertura del valico di Rafah.

Dopo la destituzione l’anno scorso del presidente islamico Mohammed Morsi, il governo egiziano ha rafforzato il blocco di Gaza, limitando gli spostamenti di persone e beni. Prima dell’inizio dell’ultima ondata di violenze, Hamas ha dovuto far fronte a una grave crisi finanziaria causata dalla chiusura da parte del Cairo delle centinaia di tunnel scavati sotto il confine e usati per trasportare beni e denaro. Promesse di allentare il blocco della Striscia erano contenute nel precedente accordo sul cessate il fuoco tra Hamas e Israele nel 2012, ma in pratica sono rimaste lettera morta.

UNA TREGUA PROPOSTA DALL’ EGITTO MA CHE NON HA RETTO. Il gabinetto di sicurezza di Israele aveva deciso di accettare la proposta egiziana di un cessate il fuoco con Hamas. Lo fa sapere l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, confermando quanto riportano i media del Paese. Dal braccio armato di Hamas, le brigate al-Qassam, arriva però la bocciatura: le brigate hanno pubblicato un comunicato secondo il quale l’organizzazione “si oppone alla proposta egiziana, che costituisce una resa e non vale nulla”.

Il gabinetto israeliano si era riunito per discutere la proposta formulata ieri dall’Egitto, che prevede un cessate il fuoco da entrambe le parti, seguito dall’apertura dei valichi di frontiera di Gaza e da colloqui al Cairo entro due giorni.

RAZZI DA GAZA – Da stamattina militanti di Gaza hanno sparato almeno 35 razzi verso Israele. Lo ha fatto sapere l’esercito israeliano, aggiungendo che alcuni missili hanno raggiunto le vicinanze della città settentrionale di Haifa. Le sirene d’allarme sono risuonate anche in altre località, tra cui le città di Hadera e Zichron Yaakov, situate a oltre 100 chilometri a nord di Gaza.

UN BILANCIO DELLE VITTIME CHE NON SI FERMA – Ieri è salito a 185 palestinesi morti il bilancio dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, cominciata una settimana fa. Hamas ha lanciato centinaia di razzi verso Israele. Intanto il segretario di Stato Usa John Kerry ha deciso di rinviare per il momento una nuova visita nel Medioriente. Lo hanno riferito alcuni funzionari Usa, precisando che il segretario terminerà oggi il viaggio di nove giorni in Europa e Asia, e ritornerà a Washington. Kerry stava valutando da alcuni giorni se estendere il viaggio e recarsi in Israele, Egitto e in altri luoghi nella regione per cercare di promuovere un cessate il fuoco tra Hamas e lo Stato ebraico. Attualmente il segretario Usa si trova a Vienna, dove ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano Mohammed Javad Zarif e alcuni partner europei nell’ambito dei tentativi mirati di raggiungere entro la scadenza del 20 luglio un accordo finale sul programma nucleare di Teheran.

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