Belgrado (Serbia), 19 mag. (LaPresse/AP) – Almeno 17 persone hanno perso la vita in Serbia negli ultimi cinque giorni di piogge e allagamenti, e altre 17 sono morte in Bosnia. Le autorità si aspettano tuttavia che il bilancio delle vittime possa salire. Intanto in alcune zone le acque iniziano a ritirarsi, mettendo in evidenza la piena scala della devastazione, e Belgrado si prepara per un’onda di piena che minaccia di allagare la principale centrale elettrica in Serbia e provocare blackout nel Paese. Si tratta delle peggiori inondazioni a colpire i Balcani negli ultimi 120 anni. La centrale a carbone Nikola Tesla, che fornisce l’elettricità alla metà del territorio serbo e a quasi tutta la capitale, è situata nella città di Obrenovac, la più colpita dagli allagamenti. Circa settemila persone sono state evacuate dalle proprie case completamente sommerse delle acque nella città, che è situata a circa 40 chilometri da Belgrado. Si crede che altre duemila persone siano ancora intrappolate sui piani alti degli edifici, senza corrente elettrica né collegamento telefonico.
Predrag Maric, un funzionario delle autorità serbe per le emergenze, ha fatto sapere che la situazione a Obrenovac è ancora critica. Finora, ha aggiunto, migliaia di soldati, poliziotti e volontari sono riusciti a “difendere” la centrale elettrica dalle acque del fiume Sava costruendo pareti di contenimento con sacchi di sabbia. In tre giorni nei Balcani è caduta una quantità di pioggia registrata di solito in tre mesi. Le acque alluvionali hanno inondato città e villaggi in Serbia e Bosnia, ma anche in Croazia. Centinaia di automobili e autobus sono rimasti bloccati sulle strade allagate e nella regione si sono verificate oltre tremila frane. In Bosnia, infine, gli smottamenti hanno fatto spostare campi minati e i relativi cartelli di avvertimento facendo tornare il rischio mine.
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