Winston-Salem (Carolina del Nord, Usa), 19 mag. (LaPresse/AP) – “Spaventata ma anche eccitata” per il futuro, certa che non cancellerà la ‘T’ che si tatuò in onore del ‘The Times’. Così Jill Abramson ha commentato per la prima volta in pubblico il licenziamento dal New York Times, di cui è ormai ex direttrice. Nessuno scoop sulle motivazioni che hanno spinto a sostituirla la proprietà, che ha negato si tratti di paga minore rispetto ai predecessori uomini o di pregiudizio verso le donne. Problemi legati alla gestione della redazione, assicura Arthur Sulzberger Jr.. “Cosa mi aspetta ora? Non lo so. Quindi sono esattamente nella stessa barca in cui siete voi”, ha detto Abramson nel discorso con cui si è rivolta ai neolaureati della Wake Forest University, dove stata invitata a tenere il ‘commencement speech’.
Sul licenziamento si è fatta scappare poco, dicendo anzi che “è stato un onore nella vita guidare la redazione” e descrivendo i rischi che i giornalisti corrono nel loro lavoro. Ma anche sottolineando di non voler alimentare il “circo mediatico” seguito all’addio. “Certo, perdere un lavoro che si ama fa male, ma il lavoro che rispetto, il giornalismo che ritiene responsabili istituzioni potenti e persone, è ciò che rende la nostra democrazia così forte. Questo è il lavoro di cui resterò parte”, ha detto Abramson. All’ipotesi che ora possa farsi cancellare la ‘T’ tatuata sulla schiena in onore della testata che guidava, non ha lasciato spazio a dubbi: “Non ci penso neppure”.
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